ITALIA

 
 
 

 
HOME DEL DOSSIER

9 dicembre 2009

8 DICEMBRE 2009

7 dicembre 2009

6 dicembre 2009

5 dicembre 2009

4 dicembre 2009
03 dicembre 2009
2 dicembre 2009
1 DICEMBRE 2009
30 novembre 2009
29 novembre 2009
28 novembre 2009
27 novembre 2009
26 Novembre 2009
25 novembre 2009
24 novembre 2009
23 novembre 2009
22 novembre 2009

21 novembre 2009

20 novembre 2009

19 novembre 2009
18 novembre 2009
17 novembre 2009
16 novembre 2009
15 novembre 2009
14 novembre 2009
13 novembre 2009
12 novembre 2009
11 novembre 2009
10 NOVEMBRE 2009
9 NOVEMBRE 2009
8 Novembre 2009
7 novembre 2009
6 novembre 2009
5 novembre 2009
4 Novembre 2009
3 novembre 2009
2 novembre 2009

Quei cronisti d'antologia nel paese degli eccessi

di Miguel Gotór

commenti - |  Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci
6 Novembre 2009
GLI ARTICOLI DEL SOLE 24 ORE
Ma di chi è stata la colpa? Di Nessuno
di Armando Torno
Piccolo grande italiano
di Goffredo Fofi
Parole disegnate sull'acqua
di Giuseppe Pontiggia
Abbandonati al freddo e alla fame
di Alberto Negri

Un adagio mai troppo abusato recita che «i quotidiani l'indomani servono per incartare il pesce». A smentirlo è l'antologia Giornalismo italiano, in uscita per i tipi Mondadori a cura di Franco Contorbia, il quale ha vinto la scommessa di edificare un monumento al giornale di carta, in una stagione in cui si discute del suo superamento, quando sembra ormai destinato a essere sopraffatto dalle nuove tecnologie e dai ritmi di una comunicazione sempre più veloce.
Certo, quest'opera per essere apprezzata esige la disponibilità di un tempo appassionato per la lettura e una qualche bramosia da collezionista: oggi, infatti, escono gli ultimi due volumi (sui periodi 1939-1968 e 1968-2001) di un'impresa editoriale di qualità iscritta nella migliore tradizione della collana «i Meridiani», che nel 2007 ha già visto pubblicati due tomi sugli anni 1860-1901 e 1901-1939. Ora la raccolta è finita e l'eccellenza del giornalismo italiano (quotidiani e periodici) è finalmente a portata di mano in un solo scaffale.
Si consiglia Giornalismo italiano a quanti amano, nel bene come nel male, l'Italia perché sembrerà loro di sfogliare un unico enorme giornale, l'autobiografia di una nazione con i suoi vizi, le sue virtù e le innumerevoli sfumature di grigio che conducono da un estremo all'altro. A colpo d'occhio, si percepisce la lunga durata di tre tendenze profonde che variano nei loro contenuti formali ed espressivi con il trascorrere del tempo, ma si ereditano da una generazione all'altra come certi ninnoli di famiglia.
La prima tendenza è condizionata dal fatto che siamo un paese di militanti e dunque ognuno è reduce da qualche battaglia. Naturalmente, il problema non riguarda la minoranza di coloro che aderiscono a una parte politica. E no, perché in Italia il partito più vasto e rappresentativo è quello degli scettici e dei rassegnati, ossia di quanti sostengono di avere ormai rinunciato a sventolare qualsiasi bandiera e, mentre lo giurano solennemente, in primo luogo a se stessi, ne stanno già ghermendo un'altra.
Poi c'è il partito, anch'esso ben nutrito, degli anti-qualcosa (antidemocratici, antisemiti, antifascisti, anticomunisti, anticlericali, antipolitici) che avversano fino al disprezzo il loro contrario, il quale però non è meno militante di loro. Infine, c'è il partito di quelli che rivendicano di non essere mai stati iscritti a nulla e che scambiano per atto di indipendenza, l'arte di non schierarsi mai, magari per il gusto di rimanere sempre col ditino alzato e di ruggire come conigli.
Sfogliando queste pagine si avverte una strutturale difficoltà alla formazione di un discorso progettuale e riformista: le professioni di scetticismo, di antagonismo e di indifferentismo finiscono col predominare in quanto sono viste come una forma di libertà senza responsabilità, che non paga mai dazio e al massimo muta casacca, tra silenziose abiure e pubbliche conversioni. A proposito di militanza è significativa per la sua ricchezza e specificità italiana la stagione dei quotidiani di partito (formatori di quadri politici e inesauribile fucina di professionisti), ma anche la tendenza dei giornali a sostituirsi alla politica, a svolgere una funzione di supplenza, a identificare a livello culturale, ideologico e persino morale il quotidiano con il suo lettore e viceversa. Il tutto avviene (nel 1940, nel 1948, nel 1956, nel 1968, nel 1977 e nel 1994) alimentando un perenne clima da ultima battaglia tra "noi" e "loro", perché i barbari, come insegna il poeta Kavafis, sono comunque una soluzione.
Da questo atteggiamento di eterna fibrillazione, in cui la cronaca è sempre storia, abbiamo, per un verso, l'esposizione di una continua retorica bellicista, utile in realtà a nascondere la fitta trama di "scaramucce a ogni ora in cui ciascuno teneva il campo nel forte suo" già cara al Guicciardini, e, per un altro, la rendita di posizioni dei cosiddetti terzisti, di destra o di sinistra, i partigiani dell'equidistante.
La seconda tendenza rivela che siamo un paese di inguaribili moralisti: tendiamo a fare la morale, a esibire la morale, a giudicare la morale, ma solo quella altrui perché "italiani sono sempre gli altri". Insomma, la teniamo sempre lì, in bella vista sul tavolino, turgido rigonfiamento del nostro senso di colpa. Intendiamoci: ciò produce, e non da oggi, grande letteratura e ottimo giornalismo perché eccelliamo nella descrizione dei caratteri e dei comportamenti come nella ricerca di un perenne "dover essere" in contrasto con la reietta realtà che rimane indifferente al nostro grido di dolore. La forza prevalente del giornalismo italiano non sta nell'informazione o nella formazione, ma nell'interpretazione. E si assiste così alla continua riproposizione di una dialettica tra strapaese ed esterofilia, arcitaliani e antitaliani, provinciali e cosmopoliti che come una ferita slabbrata percorre la fragile, ma profonda identità italiana in scontro costante tra due patriottismi: l'uno rivolto alla tradizione, l'altro alla sfida della modernizzazione. Proprio dal moralismo scaturisce quel sentimento di indignazione che ha alimentato in passato una gloriosa storia di giornalismo di inchiesta (sulla mafia, sui movimenti sociali, sulle stragi, sul terrorismo, su tangentopoli), il prodotto felice e rabbioso di quella sfiducia nel potere, nello Stato e nelle istituzioni che è il marchio di fabbrica egemone. E purtroppo, da questa curiosità per l'inchiesta, è derivata anche la troppo lunga lista per una democrazia di giornalisti uccisi, a ricordarci che il nostro è un paese intimamente violento: quelli antologizzati in quest'opera come Carlo Casalegno, Walter Tobagi, Mino Pecorelli e Giancarlo Siani oppure no come Mauro De Mauro e Giuseppe Fava.
La terza tendenza conduce al retoricismo della prosa, al virtuosismo della penna, al lirismo melodrammatico. Il più delle volte il grande giornalista si mette in mezzo tra il personaggio e il lettore e incomincia ad ammiccarlo tra ipertrofia dell'io e accondiscendente sussiego. Tuttavia, anche quest'attitudine può produrre effetti virtuosi: da un lato, la prestigiosa tradizione delle interviste a personaggi famosi e un'impareggiabile tecnica del ritratto eccellente e dei reportage di guerra, dall'altro, la centralità assegnata al linguaggio. Non solo l'inesauribile capacità di coniare espressioni icastiche come "partitocrazia", "razza padrona", "album di famiglia", "professionisti dell'antimafia", "lucciole", "palazzo", "processo", "casta" e "mani pulite", ma anche la ricchezza media di una lingua sempre viva in grado di rivelare a ogni riga uno dei tratti più sommersi dell'identità italiana: quello di un paese che riesce a sopravvivere alla sua storia a condizione di autodenigrare di continuo il proprio presente, per poi riscoprirsi sorpreso a rimirare con rispetto e persino con nostalgia il bel tempo, il bel giornalismo che fu. Questa volta di nuovo, la prossima ancora.



miguel.gotor@unito.it

6 Novembre 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
RISULTATI
0
0 VOTI
Stampa l'articoloInvia l'articolo | DiminuisciIngrandisci Condividi su: Facebook FacebookTwitter Twitter|Vota su OkNotizie OKNOtizie|Altri YahooLinkedInWikio

L'informazione del Sole 24 Ore sul tuo cellulare
Abbonati a
Inserisci qui il tuo numero
   
L'informazione del Sole 24 Ore nella tua e-mail
Inscriviti alla NEWSLETTER
Effettua il login o avvia la registrazione.
 
 
 
 
 
 
Cerca quotazione - Tempo Reale  
- Listino personale
- Portfolio
- Euribor
 
 
 
Oggi + Inviati + Visti + Votati
 

-Annunci-