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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2014 alle ore 07:52.
L'ultima modifica è del 01 luglio 2014 alle ore 08:47.

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«La trasparenza dei dati e l'analisi dei risultati ottenuti dalle università nei loro diversi campi di attività è la sfida essenziale: se diamo retta ai numeri e non alle sensazioni e ai pregiudizi diventiamo un Paese più civile». A parlare è Stefano Fantoni, presidente dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario (Anvur) avviata nel 2011 e diventata uno dei perni su cui ruotano le politiche universitarie in Italia.

L'Anvur ha prodotto l'anno scorso le valutazioni sulla ricerca di tutti i dipartimenti universitari, ha pubblicato pochi mesi fa il primo Rapporto sulla didattica, sta portando a termine il primo ciclo dell'abilitazione nazionale per i nuovi professori ordinari e associati e ha avviato l'accreditamento che dallo scorso anno accademico ogni corso di laurea deve ottenere per entrare nell'offerta formativa. Tutti temi su cui il mondo universitario non ha mai fatto mancare la propria verve polemica. Oggi il tema caldo è quello dell'abilitazione nazionale: il decreto sulla Pa, oltre a prorogare le commissioni che ancora non hanno finito la prima tornata, sospende la seconda in attesa di una "riforma" che il Governo ha annunciato entro luglio. Si torna ai concorsi solo locali? «No - dice Fantoni - perché la semplificazione annunciata dal ministro Giannini non mette in discussione il sistema dell'abilitazione, e nello stesso senso va la risoluzione approvata nei giorni scorsi dalla commissione Cultura della Camera. Ci sono senza dubbio aspetti che si possono cambiare: si può evitare il calendario rigido, scandito da poche date uguali per tutti, tenendo le commissioni in carica e aprendo alle domande più volte all'anno, si può rivedere qualche parametro, ma la scelta di fondo rimane valida». Nella prima tornata di abilitazioni sono finite sotto attacco soprattutto le mediane, cioè i "valori" di produzione scientifica da superare per poter aspirare all'abilitazione (e per far parte delle commissioni). Saranno riviste? «Le mediane - sottolinea Fantoni - rappresentano uno strumento per fare una divisione oggettiva fra chi supera un determinato livello scientifico e chi invece non lo supera. Se invece si crea una moltiplicazione di parametri, magari scelti direttamente dai gruppi accademici come qualcuno ha proposto, si torna in un mare magnum di criteri soggettivi e incerti. Si possono ridiscutere alcuni aspetti, si può modificare qualcosa soprattutto nelle aree umanistiche, ma non si deve perdere il carattere "asettico" del criterio di valutazione». L'altro fronte è oggi rappresentato dall'accreditamento dei corsi.

I rettori hanno lamentato la "valanga di carte" che accompagna queste procedure, e la Fondazione Agnelli propone di semplificarle drasticamente e, soprattutto, di pubblicare tutti i risultati. Il presidente dell'Anvur risponde di essere d'accordo con le osservazioni della Fondazione Agnelli: «anche noi vogliamo andare verso pochi indicatori "sentinella" in grado di intercettare i fenomeni più significativi. Per arrivare a questo risultato, pero', è stato necessario mettere sotto esame una serie molto più ampia di dati, proprio per capire meglio su cosa concentrare l'attenzione. Il principale strumento di verifica sulle condizioni dell'ateneo saranno le visite in loco, e i loro risultati saranno pubblici. Non sono pubblici i pareri sugli accreditamenti perché dobbiamo inviarli al ministero, che può decidere se accoglierli o modificarli: dopo questo esame, potrebbe pubblicarli il ministero». E veniamo alla ricerca: il Rapporto pubblicato l'anno scorso ha reso disponibile una mole importante di dati, ma fotografa una situazione che si ferma al 2010 e riguarda solo i docenti strutturati. Come si fa a colmare queste lacune? Secondo Fantoni «mettendo subito in pista il nuovo ciclo di valutazione 2011-2014, che si può svolgere già il prossimo anno con il via libera del ministero. Nel frattempo, si possono utilizzare alcuni degli indicatori previsti dalle procedure di accreditamento, che prevedono anche un monitoraggio sulle attività di ricerca nelle università. Questo permette di effettuare una valutazione "ponte" fra un ciclo e l'altro, e di rendere subito disponibili i dati».

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