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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2015 alle ore 06:39.

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Renzi, dopo averne usato e abusato, ha capito il punto: i Talk sono la tomba del confronto delle idee, uccidono la politica, il significato delle parole. È lo Story-telling della Tv, che con le sue regole, ha vinto.

Nei Talk, che sono tali solo per un occhio superficiale, in realtà va in scena uno spettacolo sofisticato scritto con una sceneggiatura di ferro.

Il conduttore con i suoi autori costruisce il racconto in modo rigoroso e orientato, affida le parti in commedia solo a chi garantisce di interpretarla senza sbavature.

I politici, quasi tutti, pur di apparire accettano il ruolo imposto e così si realizza in modo chiaro e semplice lo scambio sottostante di interessi: prodotto a bassissimo costo contro visibilità e riconoscibilità. Il prezzo? La perdita di senso delle parole che non sono più strumento di approfondimento e ragionamento ma proiettili. Da usare nel modo più violento possibile contro il “Nemico” che non diventa mai “Avversario” ma resta sempre “Nemico”. Risultato: la morte della politica.

C’è stato un momento di crisi per i Talk e il loro racconto, perché con l’appannarsi di Berlusconi, senza l’antagonista, la drammaturgia non funziona più.

Adesso con le prime difficoltà del governo la recita delle pur efficaci frasi della prima ora non funziona più perché la Tv consuma in fretta anche quelle a maggior effetto.

La preparazione, la cultura, l’individualità dei protagonisti emerge secondo i casi con tutta la sua forza o pochezza.

Inoltre nella drammaturgia del Talk, il “ Dominus” è lui: il conduttore.

Detta i tempi , dà e toglie la parola, ha sempre delle carte nascoste (filmati, testimonianze, sondaggi ecc.) da giocare al momento opportuno per spiazzare l’ospite “Utile” allo spettacolo ma “Nemico” politico. Decide e determina, ma soprattutto alla fine di ore ed ore di faticose lotte verbali resta solo lui. È l’unico che viene ricordato. Il solo vincitore pronto per la rappresentazione successiva.

Lo scambio che tiene in piedi questo meccanismo è questo: io editore ti invito e ti rendo famoso o meglio riconoscibile, tu ospite mi riempi gratuitamente ore ed ore di palinsesto ma se non fai la tua parte in commedia non ti invito più e sparisci. È proprio questo il timore di tutti gli ospiti: non essere più invitati e sparire. Nella società dell’immagine significa scendere nel rating della notorietà e quindi del potere.

Però c’è una variante: dopo un po’ analizzando i dati si sa chi funziona di più e rende economicamente all’editore perché fa più ascolto e più share. Perché non sfruttare questa crescente consapevolezza del mercato? Si può introdurre una regola che modifichi e renda più chiaro il rapporto tra editori e ospiti.

Proprio Renzi che parla di Tiki–Taka come tattica calcistica da usare come risposta alla ferrea narrazione del Talk suggerisce più o meno consapevolmente di sviluppare il parallelo con il calcio. Così allora, come i calciatori sono divisi in fasce in riferimento al loro valore e alla loro capacità, potrebbero esserlo anche gli ospiti dei Talk in funzione dei risultati che producono (l’auditel che misura gli ascolti minuto per minuto aiuta a definirli). I partiti che, incasserebbero il prezzo della prestazione, avrebbero interesse ad allenare e selezionare i migliori da inviare come ospiti. Gli editori dovendo pagare gli ospiti come qualunque star dello show-business sarebbero molto più attenti alle qualità e al rendimento della prestazione dell’ospite in questione. Si innescherebbe così un circuito virtuoso che oltre a favorire in modo trasparente una quota del finanziamento dei partiti, premierebbe gli ospiti più efficaci e preparati rendendoli anche più forti nei loro rispettivi partiti perché capaci e di successo non solo perchè “belli” “giovani” o “pappagalli”.

Renzi ha ragione, se lo Story-telling della Tv ha vinto, bisogna riconquistare il valore della politica con una consapevolezza in più. Non solo prenderne atto ma reagire. Ovviamente chi vuole giocare fin d’ora un altro campionato può accettare di diventare leader rispondendo alle domande nei Faccia a Faccia che sono e restano la forma migliore di comunicazione per la conquista della leadership. È solo una provocazione. Ne discutiamo?

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