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Questo articolo è stato pubblicato il 17 luglio 2014 alle ore 06:39.

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Obiettivo: un rapporto più moderno tra fisco e contribuenti



L'Agenzia delle Entrate Milano 1 con me fa quello che vuole. I fatti: il 14 maggio 2013 ho chiesto a Equitalia (ai sensi della legge 228/2012 art 1 comma 537-544) la sospensione di pagamento di una cartella, perché secondo me (e non solo) la somma non è dovuta, allegando documentazione di appoggio. L'Agenzia ha l'obbligo di rispondere entro 220 giorni con raccomandata Ra o con Pec altrimenti "le partite di cui sopra sono annullate di diritto ed il debitore è considerato automaticamente discaricato dei relativi ruoli". Come è andata: l'Agenzia non ha a oggi risposto, essendo trascorsi più di 400 giorni, in compenso Equitalia mi rimanda una cartella di pagamento da 2.996,07 euro da saldare in 30 giorni, con intimazione del blocco dell'auto. Chi controlla l'operato di Agenzia delle Entrate?
Carlo Barbiano di Belgiojoso
Milano
Giriamo la lettera direttamente all'ufficio Milano 1 dell'Agenzia delle Entrate, sperando che il caso sollevato dal lettore possa essere chiarito al più presto, nella correttezza del rapporto tra Fisco e contribuenti e all'insegna della trasparenza. Quanto alla domanda su chi controlla l'Agenzia, lo statuto afferma che essa è sottoposta all'"alta vigilanza" del ministero dell'Economia e delle finanze e della Corte dei Conti. L'Agenzia (dotata di autonomia regolamentare, amministrativa, contabile e organizzativa) ha come fine istituzionale quello di "perseguire il massimo livello di adempimento degli obblighi fiscali". Ma deve assicurare e sviluppare "l'assistenza ai contribuenti, il miglioramento delle relazioni con i contribuenti, i controlli diretti a contrastare gli inadempimenti e l'evasione fiscale, nel rispetto dei principi di legalità, imparzialità e trasparenza e secondo criteri di efficienza, economicità ed efficacia". La travagliata storia fiscale italiana ci dice, anzi ci urla, che molto spesso questi principi sono stati traditi e i diritti dei contribuenti (cittadini e imprese in realtà trattati come sudditi), calpestati. Qualche piccolo passo in avanti lo stiamo cominciando a vedere ora con l'approvazione della delega fiscale e dei suoi primi decreti attuativi. Anche l'Agenzia delle Entrate ha da qualche giorno un nuovo direttore, Rossella Orlandi, che si è dichiarata molto sensibile a queste tematiche. L'augurio è che il rapporto tra Fisco e contribuenti evolva rapidamente, per l'appunto, a livello di un moderno stato di diritto.
@guidogentili1
La povertà in Italia
Il 10% degli italiani è povero. Non è un ottimo dato per uno dei Paesi più sviluppati, non c'è nulla di cui andare fieri. Nessun vanto, anzi profonda vergogna se si pensa che le preoccupazioni prime di chi dovrebbe risolvere il problema sono legge elettorale, accordi con l'Europa e altre questioni che non spostano in positivo la drammatica situazione.
Juncker annuncia 300 miliardi per la ripresa e il rilancio dell'economia. Ma, prima, a mio avviso, vengono le persone con i loro drammi quotidiani, anche se è vero che un eventuale recupero dell'economia potrebbe avere effetti positivi su molti cittadini. Neppure le peggiori guerre civili hanno sortito effetti peggiori nella storia millenaria dell'Europa per quanto riguarda il numero dei poveri: guardate, ad esempio, che cosa succede in Grecia, un Paese che ha "imbrogliato" sui propri conti, è vero, ma poi ha accettato la Troika e ora vive nell'indigenza più totale (provate a girare ai piedi dell'Acropoli e vedrete una miseria da Paese sottosviluppato).
Anna Politano
Piani illusori per la Ue
Pensare di risolvere la drammatica situazione economica e sociale dell'Europa con 300 miliardi di investimenti nel triennio prossimo è illusorio perché questo ammontare equivale a meno dell'1% del Pil triennale della zona euro e non si tratta di investimenti immediati: il piano sarà pronto solo nel prossimo febbraio. Servirebbero interventi più rapidi e corposi per rilanciare rapidamente la crescita e l'occupazione. Servirebbe un maggiore senso di servizio per la Nazione, per tutte le Nazioni europee, di modo che la crescita di ogni singolo Stato possa concorrere alla ripresa di un intero continente che fa i conti con Pil che oscillano a ridosso dello zero.
Lettera firmata
Roma

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