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Questo articolo è stato pubblicato il 20 luglio 2014 alle ore 13:15.
L'ultima modifica è del 20 luglio 2014 alle ore 16:07.

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Innovazione e lusso. Se qualcuno dovesse chiedere quali termini associamo all'Africa, innovazione e lusso non sono forse quelli che ci verrebbero in mente per primi. Altre le immagini, che tradizionalmente associamo al continente: povertà, arretratezza, aridità, conflitti.

Eppure è in Kenya che è stato sviluppato un innovativo servizio di mobile banking, M-Pesa, che permette a milioni di persone di pagare servizi e trasferire denaro con gli sms. Il servizio copre molti altri Paesi africani, grazie alla diffusione della telefonia mobile (il tasso di penetrazione era dal 54% nel 2012 e dovrebbe raggiungere il 75% nel 2016) e, lo scorso anno, una banca europea ha introdotto un servizio modellato su M-Pesa per i suoi clienti in Europa. Un paio di anni fa, la conferenza internazionale sull'industria del lusso dell'International Herald Tribune si è concentrata sull'Africa, discutendo del potenziale del continente come produttore e mercato di destinazione per questi beni. E questa conferenza ha analizzato anche l'impatto degli investimenti cinesi sulle prospettive di sviluppo dell'industria del lusso in Africa. Una nuova dinamica è in moto sul continente, che il 25 maggio ha celebrato la propria giornata internazionale, a ricordo della creazione dell'Organizzazione per l'Unità africana (dal 2002 Unione Africana).

Secondo le stime del nuovo African Economic Outlook, lanciato dall'Ocse in occasione del 50° anniversario della Banca Africana di Sviluppo a Kigali, l'Africa è cresciuta in media del 4,5% tra il 2008 al 2013, fronteggiando, spesso meglio dei Paesi più sviluppati, l'impatto della crisi globale. Il Pil del continente dovrebbe crescere del 4,8% nel 2014 e del 5,7% nel 2015, sostenuto da una forte espansione del settore minerario e delle infrastrutture. Se è vero che problemi strutturali e di governance persistono, è indubbio che lo scenario sia molto cambiato rispetto a 10 anni fa. I Paesi africani, pur con ritmi e modalità diverse, sperimentano profonde trasformazioni. In una fase in cui le economie avanzate sono in stagnazione, la combinazione di tassi di crescita fra i più elevati al mondo, della più giovane popolazione e di un'urbanizzazione in rapida espansione, rende l'Africa la nuova frontiera degli investimenti. Gli investimenti diretti esteri e di portafoglio dovrebbero raggiungere 85 miliardi di dollari nel 2014, superando il precedente record del 2012.

È uno scenario sostenibile? Per capirlo è necessario guardare alle cause sottostanti la crescita e la trasformazione delle economie africane. Quattro tendenze saranno determinanti: il traino della domanda delle economie emergenti e i loro crescenti investimenti nel continente; il persistere di politiche economiche ragionevoli, che hanno portato debito e inflazione sotto controllo, migliorato il clima degli affari e promosso la diffusione della tecnologia; il consolidamento democratico. Nel 2014 e 2015, 600 milioni di africani saranno chiamati alle urne per eleggere i leader. Il nuovo dinamismo ha contribuito all'emergere di una nuova classe media, desiderosa di consumare e partecipare alla vita civile e politica. Infine, lo sviluppo di mercati interni e regionali permettono al settore privato africano di migliorare la competitività e sfruttare le opportunità offerte delle catene di valore mondiali.

L'Africa cambia, ma non abbastanza in profondità. Restano sfide enormi in termini di competitività delle imprese e creazione di impiego (soprattutto per una popolazione giovane in rapida espansione), lotta alla povertà (soprattutto rurale) e miglioramento della qualità della vita per larghe fasce della popolazione. L'esacerbarsi delle disparità di ricchezza è un'altra crescente preoccupazione: sei dei dieci Paesi più diseguali al mondo sono in Africa sub-Sahariana.

Nel 2050 la popolazione africana raddoppierà, raggiungendo circa 2 miliardi di persone. Come trasformare questa bomba demografica in opportunità? L'Africa ha una finestra di opportunità legata alla transizione demografica che non può lasciarsi sfuggire. È giunto il momento che i governi Africani intraprendano un secondo round di riforme, valorizzando il patrimonio di risorse umane e naturali. A dispetto delle ricorrenti crisi alimentari, il continente detiene la quota più elevata di terreni incolti al mondo e un potenziale produttivo enorme. E nonostante le riserve minerarie, la quota dell'Africa nel patrimonio delle risorse minerarie mondiali è diminuita tra il 1995 e il 2005. È cruciale investire in questi settori e trasformarli in migliori opportunità economiche e impiego. Creatività e coraggio degli imprenditori, africani e non, nel creare un business "inclusivo", che persegua l'obiettivo del profitto contribuendo al benessere delle comunità coinvolte, mostrano che il settore privato ha un ruolo cruciale come motore di sviluppo e occupazione sul continente. Ma per questo è necessario che i governi rimuovano gli ostacoli infrastrutturali, finanziari e normativi, che impediscono lo sviluppo.

Il successo dell'Africa dipenderà dalla qualità delle politiche pubbliche, dall'impegno dei governi a un uso responsabile delle risorse e dalla capacità dei cittadini di monitorare il loro operato. La lotta contro la corruzione è cruciale. La strada è quella di rinforzare le capacità del settore pubblico e di costruire una massa critica di cittadini informati, stimolando il dialogo su ciò che funziona in Africa e condividendo conoscenze sulle soluzioni alle sfide africane.

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