Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 05 agosto 2014 alle ore 07:03.
L'ultima modifica è del 05 agosto 2014 alle ore 08:27.

My24

Il fatto che oggi sia in corso un dibattito di alto profilo sul voto plurimo è di per sé un bene, se si pensa che solo pochissimi anni fa chi osava proporre di pesare le azioni era visto come un losco figuro al soldo di malintenzionati. Al dibattito è utile aggiungere due elementi: il voto multiplo è generato dal mutato Dna dei mercati finanziari e non deciso da questo o quel governo e, in Italia più che altrove, è estremamente utile al tessuto industriale.

I mercati finanziari hanno fatto circolare, nel 2012, 225 miliardi di dollari a fronte di un Pil mondiale poco superiore a 70 miliardi, nel 1980 i due valori erano entrambi pari a circa 11 miliardi. Questa incredibile crescita, resa possibile dalla fine della parità aurea e dalla generosità nel creare moneta delle principali banche centrali, ha cambiato il Dna dei mercati finanziari. Oggi investitori professionali gestiscono buona parte dei nostri risparmi e oltre il 50% degli investimenti nei mercati finanziari. Blackrok, nel dicembre del 2013, era il primo o il secondo azionista in 15 delle prime 20 imprese più grandi del mondo. Gli investitori professionali sono interessati a una buona governance ma non si può pensare che debbano avere la responsabilità diretta nella gestione; una parte di questi inoltre ha un orizzonte di investimento incredibilmente corto: il periodo medio di investimento in un'azienda quotata in Italia è sceso da più di sei anni nel 1991 a meno di uno nel 2009.

Il cambiamento prodotto dalla diffusione degli investitori professionali, dai fondi pensione agli hedge funds, è dimostrato dal dibattito in corso: si discute meno di agency theory e di allineamento tra azionisti e manager e molto di più di allineamento tra diversi tipi di investitori. Il capitalismo dei manager degli anni 80 si è evoluto in capitalismo degli azionisti. In questo contesto le Opa ostili non sono un sogno futurista ma un nostalgico ricordo del passato: la grande disponibilità di liquidità che le ha rese possibili, non solo in Italia, non è oggi messa a disposizione dei raider ma di grandi fondi che hanno metodi diversi. Questi attori hanno bisogno di spirito imprenditoriale in cui investire, perché alla fine la finanza deve seguire e ha bisogno delle iniziative imprenditoriali cui partecipare. Gli imprenditori, dal canto loro, hanno bisogno di poter decidere anche senza avere la maggioranza e di poterlo fare con un orizzonte temporale che rispetti i tempi dell'economia reale. Ecco che il voto plurimo può far convivere le due anime nei mercati finanziari.

Il secondo elemento di cui tenere conto nel dibattito è l'estrema utilità del voto plurimo per il nostro tessuto industriale. Nel nostro Paese le famiglie imprenditoriali controllano il 60% delle imprese quotate e il 55% di quelle con più di 50 milioni di fatturato. Per queste imprese l'accesso al mercato finanziario è un vantaggio competitivo in quanto permette di raccogliere capitali a costi più bassi e nei momenti più opportuni. Una presenza rilevante di queste imprese sul nostro mercato finanziario assicurerebbe una maggior liquidità ed efficienza e non credo terrebbe fuori dal nostro mercato gli investitori degni di questo nome. Una ben ponderata disciplina sul voto multiplo potrebbe quindi sprigionare la grande forza imprenditoriale delle nostre aziende facendole guardare con rinnovato interesse alla quotazione.
Il nostro Paese ha, inoltre, due grandi vantaggi per applicare bene il voto plurimo. L'insieme delle norme di corporate governance è tra i migliori in Europa. Le Istituzioni preposte, i grandi investitori istituzionali e gli amministratori indipendenti saranno i soggetti che potranno vigilare ed evitare comportamenti scorretti. Le nostre imprese hanno, nella stragrande maggioranza dei casi, un azionista di riferimento chiaramente identificato (famiglia, fondazione, stato) che deve sentire la responsabilità delle decisioni che prende, come ricordava l'Avv. Agnelli: «Quando noi, alla Fiat, abbiamo dovuto fare un aumento di capitale, anche di poche centinaia di miliardi, per trovarli abbiamo dovuto esporre la nostra faccia».

La recente normativa sul voto plurimo potrebbe essere migliorata lasciando, ad esempio, più spazio decisionale agli azionisti attuali, ma non vi è dubbio che sia necessario averne una, senza rischieremo di rimanere mummificati.
L'autore insegna Family Business Strategy all'Università di Torino

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi