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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2014 alle ore 06:38.

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I marò imprigionati nella tela di ragno di diplomazie inette




Caro Galimberti, gradirei un suo parere sui due Marò trattenuti da oltre due anni in India con l'accusa di aver ucciso due pescatori del posto, scambiandoli per pirati, nel corso di una missione antipirateria. Ma cosa sta succedendo in India, perché è così difficile sapere se i due Marò sono colpevoli o innocenti? E perché l'Italia non riesce a porre fine a questa storia? Vorrei ricordare le parole che Girone e Latorre dissero salendo nell'aereo che li stava riportando in India nel marzo del 2013 dopo un permesso di 14 giorni concesso dalla giustizia indiana: «Ritorniamo in India rispettando la parola data, fiduciosi nella giustizia». Visto come stanno andando le cose, credo che riconsegnare agli indiani i due Marò, sia stato
un errore madornale!
Silvano Stoppa
Cesano Boscone
Caro Stoppa,
le rispondo da comune cittadino, dato che non sono un esperto di politica estera e non sono versato nelle fini arti della diplomazia. Credo anch'io che riconsegnare i due fucilieri (dal grilletto facile) alle autorità indiane sia stato un grosso errore. A parte l'errore, c'è la pessima figura. Il nostro ambasciatore aveva dato la parola d'onore che i Marò sarebbero ritornati in India, poi il Governo Monti ha deciso che invece dovessero rimanere in Italia, con ciò tradendo una promessa di Stato. Poi, accorgendosi di averla fatta grossa, si è deciso che dovessero tornare in India (con il parere contrario del ministro degli Esteri Terzi, che per questo si dimise). Insomma, un andirivieni poco onorevole, conseguenza forse inevitabile degli errori commessi all'inizio. Non che gli indiani siano esenti dal disonore. Avevano attirato con un inganno la nave italiana in un porto indiano dopo il fattaccio, che era accaduto in acque internazionali. E avevano sostenuto, prima di cambiare idea, addirittura che i Marò dovevano essere giudicati con leggi anti-terrorismo. Questa vicenda amara e complicata avrebbe dovuto fin dall'inizio essere gestita in ben altro modo. Dato che l'incidente era avvenuto in acque internazionali ma in territorio italiano (la nave) i fucilieri dovevano essere giudicati in un tribunale italiano (come si tentò di fare, troppo tardi) o quanto meno bisognava cercare un arbitrato internazionale. Oggi siamo in una posizione umiliata e umiliante, e le famiglie di Girone e Latorre, così come i due Marò, hanno mille ragioni di protestare, imprigionati nella tela di ragno di ragioni di Stato e di diplomazie inette.
fabrizio@bigpond.net.au
Il dissesto idrogeologico
Dai 100 eventi meteo all'anno con danni ingenti registrati fino al 2006 siamo passati al picco di 351 del 2013 e a oltre 100 nei soli primi 20 giorni del 2014. Da ottobre 2013 all'inizio di aprile 2014 sono stati richiesti dalle Regioni 20 stati di emergenza con fabbisogni totali per 3,7 miliardi di euro. E poi soprattutto ci sono ancora una volta le perdite umane, per le quali abbiamo sempre espresso cordoglio e il massimo rispetto. Proprio per loro rispetto le nostre dichiarazioni, per quanto forti, non sono mai state incentrate su questioni che avrebbero potuto far pensare a dichiarazioni di circostanza o ancora peggio di sciacallaggio. Sempre con immutato rispetto delle vittime, è ora giunto il momento di dire le cose sino in fondo, di segnalare l'immutata mancata attenzione per il territorio e l'incapacità persino di comprendere il concetto di prevenzione. Se così non fosse forse piuttosto che occuparsi della riforma del Senato il Parlamento avrebbe dato priorità ad altre norme, dai presidi territoriali all'inserimento del geologo di zona negli organici dei Comuni.
Gian Vito Graziano
Presidente Cng

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