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Questo articolo è stato pubblicato il 15 agosto 2014 alle ore 09:20.
L'ultima modifica è del 15 agosto 2014 alle ore 09:39.
Non poche voci si sono levate dal mondo dell'Islam per un'analoga condanna della violenza falsamente ispirata alla religione ed è auspicabile che altre se ne aggiungano in Occidente come in Oriente. È più che mai l'ora di far fronte comune da parte di tutti i credenti, quale che sia la loro appartenenza, per rifiutare ogni integralismo e fanatismo, e promuovere in tutti i contesti possibili vie di dialogo e di comune servizio alla giustizia e alla pace. L'altra riflessione riguarda il dovere di solidarietà e di accoglienza verso coloro che fuggono dalle atrocità del fondamentalismo: a tutti i livelli, le porte delle nazioni, delle famiglie e dei cuori non possono restare chiuse a chi chiede sostegno, rifugio, rispetto della propria vita, della propria fede e della propria dignità. Anche l'Italia deve fare la sua parte, come la sta facendo a tanti livelli l'azione della Chiesa attraverso le Caritas di molti Paesi. È l'ora in cui la fraternità umana va affermata più che mai per debellare con l'eloquenza dei gesti la follia omicida dei nuovi barbari, che bestemmiano il nome di Dio pretendendo di onorarlo con la loro violenza.
Bruno Forte è arcivescovo di Chieti-Vasto
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