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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2014 alle ore 06:35.
L'ultima modifica è del 29 agosto 2014 alle ore 07:54.

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Standing ovation per il premier Manuel Valls e reazioni entusiaste alla nomina di Emmanuel Macron a ministro dell'Economia. Il mondo francese del business è stato prodigo di elogi per il nuovo Governo. Dal quale si aspetta molto. Che vada avanti con maggior decisione sulla strada delle grandi riforme strutturali e che faccia saltare finalmente alcuni tabù della sinistra politica e di un sindacalismo che sembra ancorato agli anni Ottanta del secolo scorso.

Le prime prese di posizione sono certo incoraggianti. Davanti agli imprenditori riuniti per la consueta assemblea di fine estate, Valls si è spinto a dichiarare che ama le imprese, promettendo che il Governo sarà sempre al loro fianco. Insistendo su uno dei punti più sensibili per le aziende: le rappresentanze sindacali (e gli obblighi burocratici e fiscali) per le piccolissime imprese, che ostacolano la loro crescita. Le soglie attuali (dei 10, 20 e 50 addetti) vanno riviste al più presto.
Macron, che non potrebbe essere più diverso rispetto al predecessore Arnaud Montebourg, ha lanciato un altro sasso nello stagno prospettando deroghe generalizzate alla scellerata legge sulle 35 ore.
Ma ora bisogna passare dalle parole ai fatti. Il Governo deve dimostrare, in fretta, di avere la forza e il coraggio di cambiare il Paese. A partire dai tagli intelligenti di una spesa pubblica insostenibile e spesso inefficiente. Soprattutto se cerca comprensione a Bruxelles e Berlino sul timing della riduzione del deficit. (m.mou.)

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