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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2014 alle ore 06:40.
L'ultima modifica è del 29 agosto 2014 alle ore 07:52.

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Il consenso sull'impossibilità di tornare a una crescita sostenuta nell'Ue senza stimoli agli investimenti è sempre più ampio. Il Consiglio europeo ha affermato che l'Unione ha bisogno di misure ambiziose per accrescere gli investimenti e creare posti di lavoro e ha chiesto di mobilitare finanziamenti pubblici e privati. Il presidente della Commissione in pectore, Jean-Claude Juncker, ha annunciato di essere intenzionato a usare in modo più efficace il bilancio dell'Ue e della Banca europea per gli investimenti (Bei) per stimolare gli investimenti: l'Ue potrebbe «mobilizzare fino a 300 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati addizionali nei prossimi tre anni». Juncker sostiene anche la necessità di strumenti finanziari più efficaci e un ulteriore incremento del capitale della Bei.

In un recente studio abbiamo presentato una proposta che dimostra che un'ulteriore espansione del capitale e dell'attività di prestiti della Bei, accompagnata da nuovi strumenti, può condurre a un importante rilancio degli investimenti. Oltre a incoraggiare, sul versante dell'offerta, la crescita e la competitività di lungo periodo, contribuirebbe a stimolare la domanda aggregata, accelerando la crescita e aumentando l'occupazione, specialmente nei Paesi della periferia dell'euro.
Esistono due strade per usare le limitate risorse pubbliche in modo tale da realizzare progressi: la prima consiste nell'incrementare il capitale della Bei e la seconda nel fare leva sul bilancio Ue. A metà 2012, con una decisione lungimirante, i leader dell'Ue avevano tutti concordato di raddoppiare il capitale versato della Bei, con un incremento di 10 miliardi. La misura ha dato ottimi risultati e ha spinto la Bei ad accrescere in modo significativo l'attività di prestiti: nel 2013 i prestiti della Bei sono saliti di quasi 20 miliardi di euro, il 42 per cento in più del 2012. I prestiti rivolti alle pmi sono quasi raddoppiati. Quello che proponiamo è di incrementare ulteriormente, di altri 10 miliardi, il capitale della Bei. Questo consentirebbe un ulteriore aumento (fino a 80 miliardi di euro) dei prestiti erogati dalla Bei e un aumento fino a 160 miliardi di euro dei prestiti totali e degli investimenti privati nei prossimi anni.Questi prestiti in più potrebbero essere destinati, prevalentemente ma non esclusivamente, a Paesi colpiti dalla crisi. Considerando il forte grado di integrazione commerciale dei Paesi dell'Ue, una maggiore crescita nella periferia andrebbe a beneficio di tutti i membri.

La seconda strada per ottenere un effetto leva è usare il bilancio dell'Ue. I grandi progetti possono essere cofinanziati dalla Bei assieme a fondi pensione e compagnie assicurative. Una piccola parte del bilancio Ue potrebbe essere usato come cuscinetto antirischio per consentire alla Bei di incrementare i suoi prestiti. Una somma piccola (in rapporto al bilancio Ue), pari a 5 miliardi ogni anno, potrebbe essere destinata a tale scopo. La Bei avrebbe la possibilità di prestare altri 10 miliardi di euro ogni anno per finanziare progetti infrastrutturali (obbligazioni di progetto) e promuovere l'innovazione, con la possibilità di generare fino a 40 miliardi di investimenti.
Seguendo entrambe le strade, l'Ue potrebbe incrementare prestiti e investimenti di circa 300 miliardi di euro nei prossimi anni. Quale sarebbe l'impatto di una strategia del genere, l'occupazione e gli investimenti dell'Ue, oltre che sul rapporto debito/Pil e i disavanzi di bilancio degli Stati membri? Usando il modello Cam (Cambridge-Alphametrics Model), abbiamo calcolato che il piano di prestiti e investimenti descritto porterebbe alla creazione di 5 milioni di posti di lavoro. Questa strategia porterebbe risultati favorevoli anche dal punto di vista del rapporto debito/Pil e dei disavanzi di bilancio. In assenza di un piano serio di investimenti, il rapporto debito/Pil dei quattro Paesi del Sud dell'Eurozona (Grecia, Italia, Portogallo e Spagna), secondo le previsioni, crescerà fino a superare il 140 per cento del Pil nel 2020, per effetto della bassa crescita.

La strategia di investimenti che proponiamo non solo porterebbe a una maggiore crescita, ma anche a un significativo calo del rapporto debito/Pil dei Paesi del Sud dell'Eurozona (al 100 per cento entro il 2020). Inoltre, questo scenario di investimenti non determinerebbe un peggioramento dei disavanzi di bilancio, nonostante il mantenimento degli investimenti pubblici. I deficit, al contrario, scenderebbero gradualmente, fino ad arrivare alla soglia del 3 per cento.
Queste misure darebbero una speranza ai milioni di disoccupati che ci sono nell'Ue e contribuirebbero a far rinascere l'entusiasmo per un'Europa che mantiene le promesse. Devono essere attuate con urgenza.
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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