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Questo articolo è stato pubblicato il 29 agosto 2014 alle ore 06:38.

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La Germania vive con disagio l'unione monetaria



Gentile Adriana Cerretelli,
lei non ha trovato quanto meno curioso che un ministro delle Finanze (tedesco) dica che un presidente della Banca centrale (europea) sia stato male interpretato? Insomma, la Bce ha un ufficio stampa, il presidente della Bce è molto autorevole, non credo ci sia bisogno di (altri) interpreti ufficiali. O sbaglio io?
Ugo Cardellini
Ascoli Piceno
Caro Cardellini,
per cedere la sua sovranità monetaria a un condominio europeo di cui si fidava molto poco, la Germania a suo tempo pretese di fare dell'euro la fotocopia del marco tedesco. Dotandolo quindi anche di una Banca centrale, la Bce, assolutamente indipendente. In realtà l'indipendenza assoluta è solo teorica a qualsiasi latitudine. Per di più spesso i tedeschi danno l'impressione di dimenticare che la Bce non è la Bundesbank. Ma quando si ricordano che non lo è, tendono a debordare, a rubarle il mestiere, quindi anche a fornire le interpretazioni autentiche delle dichiarazioni del suo presidente. Il che, più che curioso, appare assurdo. Però è il segnale del disagio con cui tuttora la Germania vive l'unione monetaria europea, anche se costruita a sua immagine e somiglianza. Tutto questo lascia trasparire molto bene quanto siano difficili il ruolo e la posizione di Mario Draghi.
Investire tanto e bene
Che le riforme siano necessarie è assodato, ma pur necessarie esse sono insufficienti. La criticità della situazione economica e sociale esige interventi a effetto rapido. E solo investimenti produttivi, pubblici e privati, possono dare all'economia la scossa di cui ha bisogno per evitare la trappola della deflazione. La priorità è investire molto e in modo intelligente, avvalendosi di tutti gli strumenti a disposizione dell'Europa, del governo, delle banche.
Ascanio de Sanctis
Roma
I film «odorosi d'Italia» di Germi?
Mi farebbe piacere essere smentito, ma mi pare che quest'anno il 71° Festival del Cinema di Venezia abbia dribblato il centenario della nascita di Pietro Germi, maestro eretico del cinema italiano. Regista di film discussi quanto memorabili che riuscivano ad arrivare dentro ai sentimenti del pubblico degli spettatori, il genovese Germi ha raccontato con maestria i problemi urgenti del Sud come la mafia e l'emigrazione (In nome della legge, Il cammino della speranza); e poi il lavoro, la donna, la famiglia (Il ferroviere, L'uomo di paglia, Divorzio all'italiana, Sedotta e abbandonata, Signore e Signori, Alfredo Alfredo). Regista complesso ma mai complicato, con i suoi film «odorosi d'Italia» Germi dialogava con il pubblico e le classi dirigenti del Paese; intendeva svolgere, fra l'altro, una funzione di direzione etica e di coscienza critica della società. Oggi i film di Germi avrebbero tante cose da insegnare ai nipoti immemori.
Lorenzo Catania
Catania
Il nuovo ruolo delle banche
Vorrei farla partecipe di una riflessione sulla legalità delle banche. Mi corregga se, nel frattempo, è cambiato qualcosa. Al tempo dell'Università ricordo che gli Istituti di Credito venivano definiti come le Società che raccoglievano il risparmio presso il pubblico e che erogavano il credito. Due requisiti contemporaneamente necessari, per l'esercizio congiunto dei quali era necessaria l'autorizzazione da parte della Banca d'Italia, con funzioni anche di vigilanza, e l'osservanza di rigidi requisiti e coefficienti patrimoniali. Si diceva anche che la funzione economica sociale della banca, che ne giustificava la legalità contrattuale ai sensi del Codice civile, stava nell'assunzione del rischio che derivava dalla sua attività di intermediario tra chi aveva danaro da impiegare e chi ne aveva bisogno. Ovvero, la banca, all'interno del così detto circuito indiretto del credito, nell'esercizio congiunto delle due necessarie funzioni della sua attività, così come giuridicamente definita, e nella veste di allocatore delle risorse finanziarie, si assumeva un rischio. E perciò, stante questo rischio assunto, si giustificava il margine di intermediazione derivante dalla differenza tra tassi attivi e tassi passivi. Oggi giorno, si sa, gli istituti di credito, oltre a perdere miliardi di euro delle proprie risorse con operazioni a dir poco scellerate, principalmente vendono quote di organismi di investimento collettivo presso il pubblico dei risparmiatori, con ciò trasferendo anche il rischio in capo ai sottoscrittori . L'erogazione del credito, in sostanza, è pressoché scomparso dall'operatività bancaria. Se si aggiungono le numerose condanne per usura e anatocismo...
Alessandro Carulli

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