Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2014 alle ore 07:06.
L'ultima modifica è del 01 settembre 2014 alle ore 07:17.

My24

I guai assai noti dell'istituto portoghese Banco Espírito Santo ci hanno rammentato questa estate che i problemi finanziari della zona euro continuano tuttora a rimanere irrisolti. (...)

Tutti gli occhi adesso sono puntati sull'Arc, l'Asset quality review della Banca centrale europea, la cui conclusione è prevista entro un paio di mesi. L'Arc è un fattore chiave per una "valutazione approfondita" del sistema bancario europeo, prima che a novembre la Bce assuma formalmente la responsabilità di vigilanza su oltre l'80 per cento del sistema bancario della zona euro.
La Bce, con molto buonsenso, intende far sì che tutti i potenziali orrori siano ben visibili prima del suo subentro, così da non poter essere criticata. Quando non ne saranno più responsabili i supervisori nazionali - spesso inclini a proiettare un'immagine rosea delle istituzioni del loro paese - potremo sperare che le valutazioni siano più consistenti di quanto sono state nei primi stress test condotti sotto gli auspici dell'Autorità bancaria europea (Abe). Questi test, a differenza dei loro equivalenti negli Stati Uniti, non sono riusciti a dare nuovo slancio alla fiducia. Numerose banche che hanno superato i test a pieni voti sono state ben presto obbligate a mettere insieme altro capitale.

Ma la creazione dell'Unione bancaria europea non è stata l'unica sfida importante per la regolamentazione del settore finanziario europeo dall'inizio della crisi. Gli avvenimenti del 2007-2009 hanno fatto chiaramente intendere che c'erano discrepanze e irregolarità assi gravi, che dovevano necessariamente essere affrontate e risolte. Così, seguendo le raccomandazioni di un rapporto redatto nel 2009 dall'ex managing director dell'Fmi, Jacques de Larosière, la Commissione europea ha creato tre nuove autorità pan-europee incaricate di garantire "un'applicazione coerente" delle direttive europee.

L'accordo è stato preso coll'apprezzabile contributo di una soluzione politica di ripiego: le tre economie più importanti dell'Unione europea - Regno Unito, Francia e Germania - si sono persuase a cedere parte del controllo al centro, a patto di poter ospitare ciascuna un'istituzione. Di conseguenza l' Abe è stata ubicata a Londra; l'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma, European Securities and Markets Authority è stata assegnata a Parigi, e l' Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (Eiopa, European Insurance and Occupational Pensions Authority) ha aperto i battenti a Francoforte. Tutte insieme, queste nuove compagini hanno assunto il nome di Autorità europee di vigilanza (Esa, European supervisory authorities). (...)

Fino a questo momento, però, le responsabilità di queste agenzie sono molto limitate. L'Esma vigilerà direttamente sulle agenzie di rating, ma al di fuori del settore bancario le autorità nazionali manterranno le rispettive competenze e responsabilità di vigilanza.
Le autorità della Commissione europea propense all'integrazione chiaramente non considerano questo un punto d'arrivo soddisfacente. Di conseguenza hanno commissionato a Mazars, una società contabile, una revisione approfondita delle tre Esa che è stata pubblicata all'inizio dell'anno. Il responso al quale è giunta Mazars, a grandi linee, è il seguente: "Fino a questo momento le cose vanno bene". Adesso la Commissione ha pubblicato anch'essa la sua valutazione.
Era forse inverosimile che la Commissione potesse essere ipercritica nei confronti delle sue stesse creature, e di fatto non lo è stata. Nel suo rapporto sostiene che le Esa hanno "rapidamente istituito organizzazioni ben funzionanti finalizzate a dare una mano per ripristinare la fiducia nel settore finanziario" e gli attori di mercato paiono molto soddisfatti del loro lavoro.

I redattori dello studio, tuttavia, credono che sia indispensabile espandere gli attuali mandati, mettere a punto e perfezionare un approccio a tutto campo per la tutela dei consumatori e ridurre ancor più l'influenza delle autorità nazionali. Le Esa dovrebbero avere maggiori poteri per imporre la loro volontà negli interessi dell'Ue nel suo complesso. I loro dirigenti dovrebbero avere maggiore potere discrezionale per agire di loro iniziativa. Oltre a ciò, le Esa necessitano di più fondi, che probabilmente potrebbero essere messi insieme da quote prelevate dalle società finanziarie, e si dovrebbe prendere seriamente in considerazione la proposta di trasferirle tutte quante in un'unica sede, plausibilmente a Bruxelles.
La direzione generale è chiara. A meno che il nuovo commissario del mercato interno non abbia opinioni diverse, la Commissione europea è intenzionata a procedere lungo il suo cammino, in direzione di un'autentica regolamentazione pan-europea. Adesso il rapporto passa al Parlamento europeo, che - si prevede - eserciterà ulteriori pressioni per una integrazione maggiore, come fa di solito.
Un'unica autorità - o forse due o anche tre che collaborano strettamente - rappresenta una soluzione razionale per la zona euro, e forse per l'intero mercato finanziario dell'Unione. Integrerebbe utilmente il nuovo ruolo di vigilanza della Bce. Questa volta Londra si allineerà al resto d'Europa? (...)
Traduzione di Anna Bissanti

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi