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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2014 alle ore 08:55.
L'ultima modifica è del 06 settembre 2014 alle ore 10:13.

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Difficile non aver ancora sentito parlare di Jack Ma, anche prima che Alibaba inizi la settimana prossima il roadshow in vista dell'Ipo - che se tutto va secondo le previsioni dovrebbe essere il più grande al mondo, dopo quello dell'Agricultural Bank of China nel 2010, valutando 140 miliardi di dollari il gigante dell'e-commerce cinese. Probabilmente meno conosciuto Flipkart.com, l'equivalente indiano, che a luglio ha raccolto un miliardo di dollari, somma record per una start up indiana, per una valutazione complessiva di 7 miliardi. Hendrik Tio invece nessuno chi sa, eppure il suo Bhinneka, con 50 mila prodotti in 36 categorie verticali, domina l'ancora minuscolo mercato indonesiano.

Comune a queste tre società è la capacità di far fronte alla concorrenza straniera e in particolare a quella di Amazon - che, dieci anni dopo aver acquistato Joyo.com, ha un misero punto percentuale del mercato cinese, una quota che stagna da tempo, mentre in India opera a malapena da un anno. E nell'universo digitale asiatico, non sono le uniche ad aver resistito con successo: nell'Internet streaming, Pandora, Spotify e Deezer se la vedono con KKBox di Taiwan, che oltretutto in questo settore è una delle poche società a far soldi con la musica on-line. YG Entertainment, l'agenzia coreana che fatto conoscere Gangnam al mondo, aveva già creato un modello originale, vendendo brani musicali a molto meno che iTunes Store.

I malesi preferiscono GrabTaxi, conosciuto anche come MyTeksi, a Uber e Easy Taxi, finanziato dai tedeschi di Rocket Internet. Il Ceo di Zomato, che domina in India per il restaurant listing, si permette il lusso di guardare dall'alto in basso Zagat.com.
Dietro queste storie, vari fattori. Un po' di sano protezionismo - quando Amazon ha lanciato il Kindle store in Cina … mancava il Kindle, a causa di complicazioni regolatorie. Solide spalle finanziarie: uno dei fondatori di KKBox è nipote di Cher Wang, a capo del gigante della telefonia HTC, che nel 2011 comprò il 10% del capitale. Prima di lanciare l'app MyTeksi, Anthony Tan e Tan Hooi Ling, erede di una delle famiglie più ricche di Malesia, hanno fatto Harvard e lavorato in McKinsey.

E quest'anno il venture capital ha già investito oltre 2 miliardi di dollari in start-up indiane - oltre che Flipkart, anche Snapdeal, Urban Ladder, Fashionandyou e Limeroad - più del triplo di quanto raccolto in tutto il 2013.
Ha contato, e molto, anche la capacità di innovare rispetto ai giganti americani. Invece della solita versione gratuita basata sulla pubblicità, KKBox ne ha solo una a pagamento che offre servizi a valore aggiunto come "Listen with", una piattaforma sociale che permette ai fan asiatici di dialogare direttamente con i propri idoli. Ha instaurato un rapporto privilegiato con le compagnie telefoniche, fondamentale dato che in Asia anche i giovani, piuttosto che usare la carta di credito, preferiscono addebitare il costo dei servizi online sulla fattura.

Per i concerti di Psy e altre star della K-pop, YG Entertainment sta sperimentando la tecnologia degli ologrammi, molto meno costosi che le performance dal vivo. Ha anche siglato un accordo con Youku Tudou, equivalente cinese di YouTube con mezzo miliardo di utenti, e Samsung Electronics grazie al quale chi ascolta musica di un artista YG vede anche una pubblicità Samsung. Bhinneka consente ai suoi clienti di scegliere tra 13 diversi sistemi di pagamento, dallo smartphone alla carta di credito off-line o cash on delivery, molto popolare in un paese in cui la genete ancora si fida poco. E per penetrare Bali e altre zone rurali dell'immenso arcipelago, intende aprire negozi brick and mortar. Alibaba, che chiaramente evolve in un'altra realtà, ha scommesso sull'e-commerce sul telefonino quando in Occidente se ne iniziava appena a parlare.

Ovviamente sono tutte storie imbavute di mercati globali. YG Entertainment già genera all'estero, soprattutto in Giappone, la metà dei suoi profitti. Zomato ha recentemente acquistato Lunchtime.cz e Obedovat.sk, pochi mesi dopo essere sbarcato in Nuova Zelanda con MenuMania. E internazionali sono i capitali. Softbank detiene il 37% di Alibaba e Yahoo il 24%; Temasek ha investito 10 milioni di dollari in Grab Taxi, e molto di più in India, spesso insieme a BlackRock; l'altro fondo sovrano di Singapore, GIC, ne ha messi 104 in KKBox, il cui maggiore azionista è la giapponese KDDI. Ultimo a credere nella New Economy asiatica, L Capital, un fondo legato a LVMH, il gigante del lusso francese, disposto a investire 45 milioni di euro per diventare il secondo azionista d'YG (che ha una capitalizzazione di circa 720 millioni, come Geox tanto per avere un'idea). Fondi destinati a far crescere rapidamente l'agenzia, e probabilmente a rinforzare ulteriormente il soft power della Corea.

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