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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2014 alle ore 08:53.
Ho parlato con una serie di persone che stimo a proposito delle sorti dell'euro, e a mio parere la questione fondamentale è la bilancia dei rischi. Possiamo vederlo come un passaggio tra Scilla e Cariddi: da un lato c'è il rischio di vedere le economie europee andare a schiantarsi contro gli scogli della crisi del debito; dall'altro c'è il pericolo di vedere l'Europa risucchiata giù in un vortice di deflazione.
Negli ultimi quattro anni la politica economica europea è stata dominata da una valutazione totalmente a senso unico di questi rischi: il disastro del debito era imminente e dell'austerità non c'era da preoccuparsi, tanto ci avrebbe pensato la Fatina della Fiducia a mettere tutto a posto. C'è anche una posizione, più seria e misurata, che considera le secche del debito un rischio serio e il vortice della deflazione una minaccia, ma ancora non così vicina.
Come potete immaginare, io la penso in tutt'altro modo. Ora che la Bce è pronta a fare il suo lavoro di prestatore di ultima istanza, la minaccia del debito è molto meno pressante di come veniva dipinta prima. Il vortice della deflazione, invece, mi terrorizza. L'Europa per il momento ci sta girando intorno lentamente, ma le aspettative di inflazione ormai sono alla deriva, l'inflazione effettiva sta calando, e la ripresa, per quel che valeva, si è arrestata. Quando la spirale discendente diventerà innegabile, potrebbe anche essere diventata irreversibile.
Potrei sbagliarmi? Certo che sì. Ma la politica economica implica sempre soppesare i rischi, e secondo me l'Europa dovrebbe avere molta più paura di una depressione che di una crisi di bilancio.
In un recente editoriale non sono stato tenero con il presidente francese François Hollande, che ha tenuto testa agli "austeriani" con la stessa tempra di uno straccio bagnato. Bisogna ammettere, però, che non è solo nella sua sventura. Dove sono, nella sinistra europea, i grandi personaggi politici pronti a combattere politiche disastrose? I laburisti britannici sono quasi surreali nella loro reticenza a contestare i precetti fondamentali delle politiche del primo ministro Cameron. E c'è qualcuno che sta facendo di meglio? L'amministrazione Obama, anche se non usa la parola "stimoli", al concetto in sé è favorevole, e in generale la sinistra americana ha preso una posizione molto più chiara contro l'ortodossia delle moneta forte e del pareggio di bilancio rispetto alle sinistre europee.
Sono stati in particolare gli economisti a schierarsi in modo molto più netto. Non che in Gran Bretagna non ci siano personaggi illustri pronti a contestare il rigore ma non sembra che abbiano un peso nel dibattito neanche lontanamente paragonabile a quello che hanno Larry Summers, Alan Blinder e molti altri da questa parte dell'Atlantico.
Perché questa differenza? In effetti non lo so. Ho un paio di ipotesi. Una è che l'ecosistema intellettuale degli Stati Uniti è molto più flessibile: qui economisti seri con conclamate credenziali scientifiche possono essere anche intellettuali pubblici con un largo seguito, e perfino ricoprire cariche nell'amministrazione pubblica; e possono quantomeno fare da contrappeso alle Persone Tanto Coscienziose. Penso a Summers, l'ex segretario al Tesoro, ma anche alla presidente della Federal Reserve Janet Yellen e in modo un po' diverso al sottoscritto.
Personaggi del genere non sono del tutto assenti in Europa: Mervyn King, l'ex governatore della Banca d'Inghilterra, veniva dal mondo accademico, e in un certo senso anche Mario Draghi, il presidente della Bce. Ma negli Stati Uniti ce ne sono molti di più. Un'altra ipotesi è che la sinistra americana sia diventata più agguerrita per il fatto di doversi confrontare con la follia della destra, e in particolare per l'esperienza degli anni di George W. Bush. I liberal americani fanno meno fatica dei socialdemocratici europei a credere che gli uomini in giacca e cravatta non abbiano la più pallida idea di quello di cui parlano. Ma sto solo facendo delle supposizioni. Le sventure della sinistra europea per me rimangono qualcosa che non riesco del tutto a capire.
(Traduzione di Fabio Galimberti)
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