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Questo articolo è stato pubblicato il 07 settembre 2014 alle ore 09:08.
Alcide De Gasperi ha attraversato alcune tra le più radicali trasformazioni dei tempi moderni conservando una quasi impossibile coerenza. Suddito prima di un Impero che non lo ha capito, suddito quindi di un Regno che lo ha imprigionato, e poi finalmente cittadino di una Repubblica che egli ha costruito ed amato, ma che, durante la sua vita, nonsempre ha riconosciuto i meriti delle sue azioni. De Gasperi fu, all'inizio della sua vita politica, un trentino italiano e poi un italiano trentino.
Questo è uno stralcio del discorso tenuto dal professor Romano Prodi in occasione della consegna del Premio Alcide De Gasperi: Costruttori di Pace.
Il passaggio non è di poco conto perché egli ha trasformato un'identità di lingua, di fede e di appartenenza in scelte politiche consapevoli, al servizio di un disegno italiano ed europeo. De Gasperi ha sempre considerato i confini in una prospettiva che guardava ben oltre la sua Provincia e ben oltre le regole dell'impero in cui egli nacque e lo Stato di cui fu leader. Questa è la radice autentica della sua e della vostra autonomia: essere liberi da ogni nazionalismo ma anche da ogni provincialismo, così da darvi la missione di considerare i confini non più come frontiera ma come occasione di una crescente cooperazione. Questo significa interpretare la realtà in maniera evolutiva, proprio ome evolutiva dovrà essere anche la vostra autonomia.
Un'autonomia che, in questo momento così delicato, è anche chiamata a rafforzare la cooperazione politica, culturale ed economica fra il mondo latino ed il mondo germanico.(...) Voglio a questo proposito ricordare il generoso appoggio che, salvo qualche infortunio verbale, il nostro Paese ha dato non solo all'unificazione germanica ma anche al difficile cammino iniziale della nuova Germania unita. (...)
Una scelta di cui mai ci siamo pentiti proprio perché essa era conseguenza della solidarietà che stava alla base dei principi fondatori dell'Unione. Abbiamo accettato con generosità una scelta che ci ha penalizzato a lungo perché così richiedeva l'urgenza della storia e perché era esplicitamente inteso che alla generosità verso l'Est avrebbe dovuto seguire un'analoga generosità verso il Sud.
Noi italiani non vogliamo oggi in alcun modo sottrarci alle regole che abbiamo insieme stabilito: chiediamo solo che nei confronti dei paesi del Mediterraneo si proceda con la stessa politica di cooperazione e solidarietà che è stata applicata nei confronti dell'unificazione tedesca e dell'allargamento verso i paesi dell'Est. (...)
De Gasperi, come Adenauer, Schuman, De Gaulle, Churchill, si è formato negli anni della prima guerra mondiale, o, meglio, in quella nuova "guerra dei Trent'anni" che comprende entrambe le grandi Guerre del secolo scorso e il dramma dei totalitarismi. A differenza dei suoi amici e colleghi De Gasperi ha perso una patria per ricostruirne - non soltanto per trovarne - un'altra. Ha infatti ricostruito dalle macerie l'Italia, la sua nuova patria.
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