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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2014 alle ore 07:10.
L'ultima modifica è del 17 settembre 2014 alle ore 08:49.
Dal non avere ancora una strategia contro l'Isis, come aveva candidamente ammesso il presidente Barack Obama, a non escludere più nemmeno il ricorso alle truppe di terra, come ha fatto ieri parlando al Senato, il generale Martin Dempsey, capo dello stato maggiore delle forze armate americane, il salto di qualità è chiaro e in fondo anche consequenziale: se la strategia non è definita del tutto, nulla può essere escluso del tutto.
Perché almeno adesso per Obama l'obiettivo è chiaro e certo e, grazie alla sponda francese di un François Hollande certamente più in palla nel favorire coalizioni internazionali che governi nazionali, pure il contesto assume contorni più precisi. Gli Stati Uniti non trattano con Bashar el Assad, anzi colpiscono anche in Siria, pur di «sradicare il cancro» dei combattenti per lo Stato islamico.
Così se raid e le operazioni delle forze locali, assistite dai consiglieri americani, non dovessero bastare, lo scenario è talmente grave da non poter togliere dal tavolo nessuna opzione.
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