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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2014 alle ore 07:27.
L'ultima modifica è del 19 settembre 2014 alle ore 07:47.
Giustizia a orologeria? «Non ci sono margini di discrezionalità. I tempi li scandisce il calendario, non la Procura. Se dopo sei mesi un'indagine non è chiusa, va chiesta la proroga e notificata all'indagato». Parla Michele Di Lecce, Procuratore di Genova.
di Donatella Stasio
Giustizia a orologeria? «Noi non abbiamo alcun margine di discrezionalità. I tempi li scandisce il calendario, non la Procura. Se dopo sei mesi un'indagine non è chiusa, bisogna chiedere la proroga e notificarla all'interessato. Così è stato. Non è che la Procura si è svegliata improvvisamente stamattina e ha deciso».
Michele Di Lecce, 70 anni, di Campobasso, è entrato in magistratura nel '69 ed è approdato, da Alessandria, alla guida della Procura di Genova nel febbraio del 2012. È un signore tranquillo e cortese, molto stimato dai colleghi e tra i (pochi) magistrati consapevoli dell'importanza della comunicazione, soprattutto quando un'indagine ha una rilevanza pubblica.
Dunque, non si sottrae alle domande del cronista.
Procuratore, quand'è cominciata quest'inchiesta?
Il procedimento è stato iscritto sei mesi fa e, mi pare, che non sia uscita alcuna indiscrezione. Ma le indagini non sono concluse, altrimenti non avremmo chiesto la proroga al Gip.
Con la notifica della proroga e l'avviso di garanzia, però, ci sono stati gli spifferi...
Non so se sia vero, ma mi hanno detto che la notizia sarebbe arrivata da Firenze.
Quanti sono gli indagati?
Al momento tre, quattro, compreso Tiziano Renzi. Questo non significa che non possano aumentare, visto che sono coinvolte diverse società.
Il reato contestato è per tutti la banacarotta fraudolenta?
Sì.
Tiziano Renzi ha dichiarato di aver venduto l'azienda nel 2010, ben prima del fallimento, datato 2013...
L'informazione di garanzia è collegata alla posizione che Renzi ha avuto nella società. Al momento del fallimento lui non era amministratore ma aveva ricoperto incarichi previsti dalla legge fallimentare. Poi gli sono subentrati altri amministratori, le cui posizioni sono anch'esse all'esame. Quindi, non è rilevante il "quando" del fallimento ma alcuni suoi precedenti comportamenti. Si tratta di capire in che misura quei comportamenti abbiano influito sul fallimento.
Perché avete chiesto la proroga delle indagini?
Abbiamo acquisito una serie di documenti che stiamo valutando. Il terreno è magmatico perché sei mesi non sono tanti e non abbiamo potuto fare gli approfondimenti necessari.
Vi siete posti il problema della scontata reazione che avreste scatenato con l'avviso di garanzia, ovvero l'accusa di «giustizia a orologeria»?
Certo, potevamo immaginarla, ma i tempi sono decisi da calendario, non da noi. Noi non abbiamo margini di discrezionalità. Dopo sei mesi, se l'indagine non è conclusa bisogna chiedere la proroga. Non potevamo farlo né due mesi prima né due mesi dopo. Lo ripeto: il procedimento penale è stato iscritto 6 mesi fa, quando ci sono arrivati i documenti a seguito della procedura fallimentare, anche se la dichiarazione di fallimento è intervenuta prima. Quindi, non ci siamo mossi d'ufficio. Decorsi i sei mesi dovevamo chiedere la proroga, che va notificata agli interessati. Contestualmente abbiamo inviato anche l'informazione di garanzia, per fornire più elementi di conoscenza agli indagati.
Renzi padre ha detto di essere «così preoccupato da non aver ancora nominato un avvocato» ma ha riconosciuto che l'avviso di garanzia è un atto a sua tutela. Sarcasmo a parte, ha compreso lo spirito di questo delicato passaggio. Avete già in programma di sentirlo?
Speriamo di poterlo fare presto. L'informazione di garanzia è finalizzata anche a questo. Noi gliel'abbiamo mandata anzitutto perché rappresentava una maggiore tutela per lui. Se vuole e crede di poter fornire elementi utili alle indagini, ovviamente può venire quando vuole, assistito da un difensore di fiducia. È la normale dinamica delle cose. Quando avremo gli elementi, lo sentiremo: non nell'immediato, ma potrebbe anche essere a breve. Dipende dall'evoluzione dell'indagine: se dall'esame delle carte dovesse emergere l'esigenza di chiarire o di approfondire, lo faremo. Per ora l'attività è ancora in fieri.
Nell'inchiesta è indagato anche il figlio di Renzi, Matteo?
Assolutamente no.
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