Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2014 alle ore 07:12.
L'ultima modifica è del 24 settembre 2014 alle ore 09:27.

My24

Il Friuli Venezia Giulia è la regione con il rapporto più elevato in Italia fra consumo industriale di gas e fatturato, una delle regioni che soffrirà di più la rivoluzione dello shale gas che in alcuni Paesi ha ridotto drasticamente i costi. Il gap dei costi energetici e la concorrenza impari con le aziende estere, oltre al crollo del mercato interno, rischia di dare il colpo di grazia all'industria della regione.

È qui che nasce il progetto che vede consorziarsi i principali consumatori per creare un impianto capace di rifornire le imprese. Fra i promotori nomi come Fantoni, Sangalli, ABS, Trametal, Tecnosider, Marcegaglia, per un totale che supera i 10mila dipendenti diretti e indiretti; capofila la SBE (stampaggio a freddo) del gruppo Vescovini. Un impianto da 120 milioni interamente a capitale privato, mentre la quota delle opere a mare (circa 70 milioni) verrebbe suddivisa con Camera di commercio, Regione, operatore portuale e un consorzio pubblico-privato. «Non chiederemo un euro allo Stato né all'Europa - scandisce Alessandro Vescovini, che in queste settimane sta presentando il rigassificatore smart a enti locali e cittadini - Purtroppo, parlare di rigassificazione in Italia significa essere immediatamente associati a scenari apocalittici. I dati invece mostrano che il Gnl, gas naturale liquido, non è il demonio: non è infiammabile, non è tossico, non è sotto pressione. Non sto dicendo che non esistano rischi, ma che questi, confrontati a quello delle petroliere, stando alle stesse compagnie assicurative, sono inferiori di 20 volte. E Trieste è il primo porto per traffico di idrocarburi nel Mediterraneo».

La capacità dimensionale progettata è di 800 milioni di metri cubi, contro gli 8 miliardi del contestatissimo impianto che la multinazionale spagnola Gas Natural intendeva costruire a Zaule, Trieste. Ma la differenza non è solo nelle dimensioni: «Non è prevista alcuna presa a mare: l'impianto nasce per usare le acque industriali di scarico della Cartiera Burgo, che è una delle aderenti al consorzio». E l'impatto su porto e turismo? «La permanenza di grandi navi gasiere sul canale del porto, visibili da aree turistiche di giorno, riguarda lo 0,62 delle ore in un anno. Le gasiere, al massimo 22, non influenzeranno le rotte di altre imbarcazioni provenienti dal porto sloveno di Koper. Le aree sono tutte industriali, senza spreco di territorio, a basso rischio sismico». L'obiettivo è raggiungere il risultato nel 2017, ed è legato anche alla necessità di rifornire le navi della Fincantieri: «L'impianto potrebbe anche avvicinare il combustibile del futuro al trasporto pesante su gomma e a quello pubblico; l'idea è non solo rigassificare, ma di fare del Friuli VG la prima regione italiana con una rete di distribuzione attrezzata», spiega Vescovini. Il tempo stringe «per salvare fabbriche ormai allo stremo».

Il progetto è stato inviato il 22 luglio a Roma per la Via, mentre già sul territorio sono iniziate le schermaglie di chi teme effetti negativi per la popolazione e l'ambiente. Nel frattempo la crisi di una delle aziende proponenti, la Palini e Bertoli, si è aggravata. «Il costo del gas, rispetto a quello della manodopera, incide fino al 500% in più a seconda dei settori. L'impianto non risolverebbe i problemi di competitività dell'Italia, ma di quest'area sì: con uno sconto del 10% rispetto al mercato nazionale, obiettivo raggiungibile, l'effetto sarebbe notevole e addirittura rivoluzionario in alcuni ambiti: solo per la carta si otterrebbe un risparmio pari a metà del costo del personale, conclude Vescovini.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi