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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2014 alle ore 06:52.
L'ultima modifica è del 26 settembre 2014 alle ore 08:29.

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C'è un filo diretto che lega Ignazio a Francesco. I due giganti della storia della Chiesa, creatori degli ordini religiosi più forti e radicati, hanno calcato a trecento anni di distanza l'uno dall'altro gli stessi vicoli della Città Vecchia di Gerusalemme, là dove tutto è iniziato. Il viaggio del 1523 in Terra Santa del giovane spagnolo, che pochi anni dopo avrebbe fondato la Compagnia di Gesù, segna profondamente la sua vita, ed è ricca di forti legami con il Poverello d'Assisi, anche se poi saranno proprio i frati a costringerlo a ripartire. Francescani e gesuiti, quindi, una sintesi di come la Chiesa nel mondo tuttora cerca di declinare la sua missione, e che Jorge Mario Bergoglio, il gesuita argentino che si è fatto francescano e che con pastorale paterna e mano dura di governo sta realizzando una rivoluzione che solo due anni fa era inimmaginabile.
Ma per capire davvero a fondo da dove il Papa venuto dalla fine del mondo trae questa forza è necessario tornare all'origine, cercare di capire a quali energie hanno attinto nei secoli i seguaci di Ignazio per arrivare ai quattro angoli della terra, dalle isole sperdute del Sud asiatico alle foreste amazzoniche.

La ricca collana a cura di Michela Catto "La Compagnia di Gesù", che Il Sole 24 Ore pubblicherà a partire da domani, è un percorso nella storia, che parte proprio da Ignazio e si snoda su molti dei principali protagonisti della vita della compagnia, alcuni dei quali hanno segnato profondamente le vicende del mondo, come padre Matteo Ricci nei rapporti con la sconosciuta Cina. Missionari e studiosi, soldati del papa e difensori dei deboli: la storia della Compagnia è segnata da profonde fratture e da contraddizioni, da terribili persecuzioni perpetrate durante l'Inquisizione spagnola, ma anche subite, quando furono massacrati nelle reducciones. Per arrivare al tempo della controversa teologia della liberazione e "dell'opzione preferenziale per i poveri", movimento teologico sviluppatosi in Americana Latina negli anni 70 e osteggiato in ogni modo da Giovanni Paolo II, e che vide la Compagnia del tempo, guidata da padre Pedro Arrupe, appoggiare molte esperienze sul campo, posizione questa non sempre condivisa dall''allora padre Bergoglio specie sui coinvolgimenti politici dei sacerdoti. Ma i tempi cambiano, o oggi quella "opzione" è tornata in testa all'agenda pastorale del papa gesuita, che prendendo il nome di Francesco sta ridettando la grammatica pastorale. La storia della Societas Iesu è la storia del mondo a cui guarda il papa delle periferie esistenziali, in questo profondamente diverso dal suo predecessore (che pure con le sue dimissioni ha innescato la rivoluzione) concentrato su un programma "occidentale" ispirato alla lotta al relativismo.

L'elezione di Bergoglio al Sacro Soglio non deve tuttavia far dimenticare altri grandi gesuiti che hanno fatto storia, come il cardinale Carlo Maria Martini, simbolo indelebile di coraggio della Milano degli anni di piombo e nel tempo straordinario innovatore sui controversi terreni della bioetica. Esattamente duecento anni fa la Compagnia veniva ricostituita per decisione del papa Pio VII, dopo circa quarant'anni: era stata infatti soppressa su pressione dei sovrani borbonici nel 1773 da Clemente XIV, un papa francescano.
Disse Bergoglio due giorni dopo l'elezione: «Mi hanno chiesto perché mi ho scelto questo nome, Francesco. Perché vorrei una chiesa povera per i poveri». Eppoi, ridendo: «C'era anche la proposta di chiamarmi Clemente XV, così mi hanno detto che potevo vendicarmi del papa che aveva soppresso i gesuiti!».

Il Sole 24 Ore propone una collana sulla Compagnia di Gesù con 12 ritratti da Ignazio a Papa Francesco. In edicola ogni sabato a 9,90 € oltre al prezzo del quotidiano.

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