Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2014 alle ore 08:22.
L'ultima modifica è del 27 settembre 2014 alle ore 10:03.

My24

«Dobbiamo a Ciampi qualcosa che va oltre l'economia, pur essendo per essa essenziale: un'incrollabile fiducia nelle possibilità di questo Paese e della sua gente». Sono le parole con cui il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, sintetizza il senso del suo intervento in occasione della "giornata di studi in onore del Presidente Emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi" che si è tenuta a Sulmona, presso il teatro Maria Caniglia. Una giornata alla quale ha fatto arrivare la sua voce anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con un messaggio di vivo apprezzamento per l'impegno degli organizzatori, a cominciare dal coordinatore scientifico del convegno, Alessandro Acciavatti, nel tenere alta l'attenzione su «la riflessione e l'opera del presidente Ciampi, nei luoghi che lo ospitarono dopo l'otto settembre 1943, durante la sua clandestinità politica».
Visco è intervenuto prima di una tavola rotonda, moderata da Stefano Folli, nella quale Giuliano Amato ha rievocato il periodo del 1992-1993, ovvero l'epoca del suo governo e quella del primo governo Ciampi, con un intervento intitolato "due governi nella tempesta"; Walter Veltroni, che era vicepresidente del consiglio dei ministri presieduto da Romano Prodi tra il 1996 e il 1998, ha ricordato invece la fase della lunga marcia verso l'euro. Paolo Peluffo, portavoce di Ciampi dal '93 al 2006 ha poi ricostruito la sua immagine come presidente della Repubblica. Ma il ricordo più vivido del "metodo Ciampi" è stato quello tratteggiato dall'attuale governatore della Banca d'Italia.

Visco ha innanzitutto descritto l'uomo dello «sta in noi», del «non siamo condannati», secondo le famose esortazioni delle considerazioni finali ciampiane, negli anni trascorsi alla guida di Via Nazionale. «È questa sua fiducia – ha sottolineato – che lo ispirò ad accettare, con fatica (e posso testimoniarlo direttamente), di servire il Paese al di fuori della Banca per contribuire al superamento della difficile situazione in cui versava la nostra economia nella primavera del 1993».
Un impegno che Ciampi assunse nonostante il profondo senso dell'autonomia di Bankitalia in cui credeva. «A chiarire il senso dell'autonomia della banca centrale e a rafforzare i momenti istituzionali nei quali essa da conto del proprio operato, Ciampi ha dedicato un impegno costante. Nel suo pensiero assenza di condizionamenti, distinzione dalla politica non significano disinteresse, distanza dalla politica. È però singolare che uno strenuo difensore dell'autonomia della Banca centrale dalla politica abbia finito - sia pure in un contesto irripetibile - per mettere a disposizione della politica - nel suo significato più alto - la propria professionalità. Anche questo è un tratto del suo essere "al servizio" del Paese».

Caratteristico dello stile Ciampi, ha spiegato Visco, è in primo luogo il metodo di lavoro. «Dalla necessità di fondare su solide basi informative e di analisi valutazioni e decisioni, Ciampi costruì un suo metodo di lavoro, un metodo per molti versi innovativo nel quale assumeva importanza cruciale l'organizzazione degli sforzi collettivi delle diverse aree dell'intero Istituto». Ma, aggiunge Visco «mi piace ricordare anche la sua sensibilità per le persone». E rievoca un passo delle considerazioni finali del 1983 in cui Ciampi, nel tenere a battesimo il programma di ricerche storiche e il bollettino economico della Banca, batte sul tasto della professionalità:«Se viene coltivata e arricchita, la professionalità, unita alla cura esclusiva dell'interesse generale, permette e impone di dire le verità ingrate al cui rispetto è legato il bene di una moneta stabile».
Ciampi, sottolinea infine Visco, «si qualifica come persona caratterizzata da un profondo senso delle istituzioni. È nei lunghi anni trascorsi all'interno della Banca d'Italia che trova consolidamento questo tratto distintivo della sua personalità». E proprio la Banca d'Italia, conclude, «deve molto a Carlo Azeglio Ciampi, che in essa per 47 anni ha così bene operato e che al suo prestigio ha così tanto contribuito, in Italia, in Europa e nel mondo».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi