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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2014 alle ore 14:02.
L'ultima modifica è del 05 ottobre 2014 alle ore 14:17.

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L'attuale disordine mondiale mostra contraddizioni evidenti e crescenti. Il capitalismo autoritario risulta vincente su quello liberaldemocratico, tradito ormai dalla globalizzazione del mercato e da uno sviluppo tecnologico dirompente. Globalizzazione e tecnologia hanno via via trasformato il capitalismo di produzione in un capitalismo finanziario: un'arena nella quale la creazione di valore nei beni prodotti ha ceduto alla speculazione basata sul debito, sia privato che pubblico.

Dalla guerra fredda in poi il costituzionalismo democratico ha interrotto il suo cammino: gli Stati europei vanno perdendo identità, le loro istituzioni fondamentali si dileguano in poteri tribali alla fine traballanti, spesso nel segno di impossibili autonomie. La soluzione, infine, di una salvifica federazione europea sta svanendo negli umori di un elettorato che in larga misura la aborre, con grande rumore mediatico. È così che la troika (Ue, Bce, Fmi), imponendo una rigorosa austerità, si è eretta a governo di fatto dell'Europa, pur priva di ogni legittimazione democratica.
Non per caso è stato sufficiente che il presidente della Bce (dai poteri limitati) si sia pronunciato sulla drammatica situazione di un'economia ristagnante e in un sol giorno le borse europee sono crollate. Dal punto di vista politico, intanto, la Germania insiste nelle sue pretese egemoniche e tende a svilire ogni tentativo di governo collegiale all'interno dell'Unione europea.
Non meno critica appare, per altri versi, la situazione della democrazia americana. Qui il presidente Obama è palesemente accusato di violare la costituzione per aver scatenato la recente guerra contro l'Isis senza l'approvazione del Congresso. Altrettanto inquietanti e rovinose si erano rivelate le decisioni della Corte Suprema nel caso Citizen United del 2010 e ancor più in quello McCutcheon del 2 aprile 2014, già da me qui commentate, che avevano deciso che ogni tipo di contributo a uomini, organizzazioni, o partiti politici da parte delle grandi società non possono essere né regolati, né limitati, in quanto protetti dal primo emendamento della Costituzione americana. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha legalizzato definitivamente la corruzione politica e il governo statunitense – come ha sottolineato lo stesso ex giudice John Paul Stevens - ha mutato la sua natura: da governo dei cittadini a governo delle corporation. Il parelleo è lecito: sia in Europa, sia negli Stati Uniti il potere delle democrazie ha abdicato agli interessi del denaro e dei potentati economici.

A ciò va aggiunta la invadente globalizzazione della Nato, la più estesa organizzazione guidata dagli Stati Uniti: ormai una forza di polizia mondiale basata su uno strapotere militare, minaccioso ea dubitativamente lecito. È un potere che ha tolto ogni funzione alle Nazioni Unite - forse ormai inadeguate - e alla loro istituzionale vocazione pacifista. È così che la storia della globalizzazione della Nato, dalla Jugoslavia al Kosovo, dall'Afghanistan alle variegate guerre al terrorismo, ha alimentato devastanti operazioni belliche, brutalmente alternative ad un ordine mondiale democratico.

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