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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2014 alle ore 07:14.
L'ultima modifica è del 14 ottobre 2014 alle ore 12:03.

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Pubblichiamo una sintesi dei risultati della ricerca Donne nei ruoli di vertice curata da Donatella Boccali per Aspen Institute Italia. La ricerca è disponibile su www.aspeninstitute.it

La ricerca Donne nei ruoli di vertice curata da Donatella Boccali per Aspen Institute Italia analizza la presenza delle donne dirigenti nell'area dell'imprenditoria e nei ruoli di vertice nella Pubblica Amministrazione, negli enti locali (Comuni) e nelle Camere di Commercio. L'analisi dei dati nazionali non riguarda invece le posizioni ricoperte nei Consigli di Amministrazione e nei Collegi sindacali. Obiettivo dello studio è quello di definire un quadro complessivo e rapportato a diverse esperienze manageriali, con un riferimento all'esperienza europea, sia nel settore pubblico che privato.

Nonostante la società e il mondo del lavoro si stiano evolvendo verso un maggior equilibrio di genere, il quadro che emerge dai dati, nazionali ed europei, conferma la bassa presenza di donne nei ruoli di vertice sia nel settore privato che pubblico. La disparità è ancora forte in Italia e lo è ancor più a livello generale nei confronti con l'estero, anche se le donne hanno un livello di istruzione più elevato rispetto agli uomini: in Italia le donne hanno un tasso di formazione universitaria maggiore degli uomini. A livello europeo l'Italia si posiziona all'ultimo posto per tasso di formazione universitaria tra gli uomini e al terzultimo tra le donne.

Nell'ultimo quinquennio i dirigenti attivi nell'Unione Europea sono diminuiti di un terzo (-29%) da 18 a 13 milioni circa. L'Italia è agli ultimi posti nel rapporto manager-occupati. Negli ultimi due anni i manager italiani si sono dimezzati. Tuttavia la crisi, che pur tocca le donne che lavorano e quelle ai vertici, le vede comunque in progresso nonostante il calo di occupazione. Gli unici Paesi a registrare nel quinquennio 2007-2012 una crescita del numero di manager sono stati Malta, Slovenia, Cipro e Svezia. È però vero che in relazione ai dati europei la Gran Bretagna è ancora il “regno” europeo dei manager, dove risiede quasi un quarto (24%) dei manager attivi in Europa, molto più numerosi che in Francia (15%) e Germania (16%). La Lettonia è il paese che offre più spazio alle donne dirigenti.

L'Italia è solo quarta per numero assoluto di manager (7%) dietro la Polonia (8%). Mediamente nella UE solo un terzo dei manager (33%) è donna. Sopra la media quasi tutti gli Stati dell'Est Europeo. Spicca su tutti la Lettonia, dove si è prossimi alla parità (46%). Un gradino indietro troviamo Francia, Slovenia, Lituania, e Ungheria, tutti al 39%. L'Italia ha poco più di un quarto delle donne manager (26%) collocandosi al quintultimo posto.
I dati europei mostrano una realtà ben lontana dal raggiungimento della pari opportunità di genere. Le posizioni di vertice di ogni area della politica, delle Pubbliche amministrazioni, dell'economia e della finanza sono occupate quasi esclusivamente da uomini. Al secondo livello, quello delle cariche operative, la presenza del donne, in genere, non supera il 10%-20%. Sole eccezioni: nelle Amministrazioni locali (Regioni, Province, Comuni) degli Stati presi in considerazione dai dati Eurostat, la presenza femminile supera il 30,5 %. Salvo in Italia, dove le donne occupano una posizione marginale: 15% del totale. In Germania, in alcuni settori della Pubblica Amministrazione e dei CdA, le donne superano il 30% dei componenti.

Il divario salariale tra uomini e donne sul mercato del lavoro colpisce ancora e soprattutto le donne, variando in tutta Europa. L'analisi dei differenziali retributivi di genere rileva che in quasi tutti gli stati membri della UE, il divario retributivo di genere nelle attività finanziarie e assicurative è in misura sostanziale superiore a quello degli altri settori e dell'economia nel suo complesso. Secondo i dati OCSE aggiornati al 2011 lo stipendio medio dei manager senior nella Pubblica Amministrazione in Italia è il più alto rispetto a tutti gli altri paesi, distanziando il secondo paese in classifica di oltre 250 mila dollari. A parità di competenze un senior manager in Italia in forza dell'amministrazione pubblica percepisce uno stipendio pari a 7 volte tanto quello di un omologo che lavora in un'azienda privata.

Lo studio conferma la bassa presenza di donne nei ruoli di vertice nelle imprese italiane e nella Pubblica Amministrazione. Nel settore privato la presenza femminile si concentra principalmente nei campi della comunicazione e delle risorse umane. Nel settore pubblico solo nella Presidenza del Consiglio dei Ministri si raggiunge una soglia del 40% di donne nei ruoli apicali e una soglia del 50% nel Ministero dell'Economia e delle Finanze. La presenza di donne tra i top executive è più diffusa nelle società di minore dimensione, attestandosi al 10,25% tra le imprese con ricavi inferiori a 50 milioni di euro, scendendo al 6,9% tra quelle con fatturato compreso tra 50-200 milioni di euro e solo il 3,7% tra società di maggiore dimensione. Il settore dei servizi non finanziari è quello in cui è più frequente una donna a capo d'impresa, seguito dalle società immobiliari e dal sistema moda. Viceversa, con solo il 3,3% dei capi donna, il ramo dei servizi finanziari è quello con la minore presenza femminile. Le donne top executive sono mediamente più giovani dei loro colleghi uomini: il 19,3% ha meno di 45 anni (percentuale che scende al 13,4% per gli uomini). Quasi le metà ha meno di 55 anni.

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