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Questo articolo è stato pubblicato il 17 ottobre 2014 alle ore 07:33.
Tra caos globale e nuovo disordine europeo il vertice Asem di Milano prova a rimettere a posto alcuni tasselli di un mosaico impazzito. Non sarà facile. L'Italia, presidente di turno dell'Ue e padrone di casa del summit, sta facendo di tutto in queste ore per tentare un riavvicinamento tra Russia e Ucraina, requisito essenziale per disinnescare le tensioni tra i Ventotto e Mosca, ormai degenerate in una moderna e devastante guerra a colpi di sanzioni economiche e ritorsioni.
C'è chi spera che questo riavvicinamento, complici gli sforzi diplomatici del premier Renzi e il ruolo di “facilitatore” del presidente Napolitano, possa concretizzarsi almeno su due aspetti: un rafforzamento della tregua concordata a Minsk, sempre più precaria, e un accordo sul gas che permetta un transito fluido dalla Russia all'Europa via Ucraina. I rischi che questo transito venga interrotto, ha ammonito Vladimir Putin da Belgrado poche ore prima di atterrare in Italia, sono seri nel caso Kiev dovesse deviare a uso interno i flussi destinati a Paesi terzi dell'Unione. Non esattamente una dichiarazione distensiva nei confronti di chi sta cercando una mediazione.
C'è solo da sperare che si tratti del tipico inasprimento di toni prima di una soluzione negoziale. Ma è, appunto, una speranza, peraltro non confortata dalle dichiarazioni di Angela Merkel che ha parlato di una situazione «ancora troppo difficile» sul campo, in Ucraina orientale, e della responsabilità russa nella “descalation”. Eppure Europa e Russia hanno un interesse reciproco a ricomporre la frattura perché entrambe le economie sono in seria difficoltà, praticamente in stallo. Putin volerà alto nei sondaggi, ma la fuga di capitali sta schiacciando il rublo e il crollo delle quotazioni petrolifere rischia di far scivolare il Paese in recessione.
Stesso rischio, per ragioni in parte diverse, corre l'eurozona. Le sanzioni si stanno rivelando un gioco al massacro e una delle ragioni dello stop della locomotiva tedesca sono le tensioni geopolitiche in corso tra l'Occidente e Mosca che ha portato a una caduta della fiducia delle imprese, anche in Italia. Il tutto su un preoccupante ritorno di sfiducia degli investitori nei confronti di un'eurozona dove ognuno sembra voler andare pericolosamente per la propria strada. Francia e Italia che tentano di privilegiare il rilancio della crescita sul consolidamento fiscale con manovre espansive e la Germania irremovibile sulla necessità di perseguire il policy mix, sempre più controverso, del rigore di bilancio e delle riforme strutturali.
In mezzo a questo confronto serrato, a Milano si è presentata un'Asia che cresce, anche se non più ai ritmi di pochi anni fa, e una Cina strategicamente sempre più ambiziosa e interessata al know-how tecnologico della manifattura europea. Prima però di poter cogliere in pieno le opportunità offerte da Pechino, l'Europa dovrà risolvere l'eterno problema di un'integrazione pericolosamente asimmetrica (unione monetaria senza unione delle politiche di bilancio) e di un rapporto negativo con la Russia. Un passo avanti su quest'ultimo fronte, oggi al vertice Asem, metterebbe a posto almeno un primo tassello di questo mosaico impazzito.
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