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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2014 alle ore 07:25.
L'ultima modifica è del 20 ottobre 2014 alle ore 07:54.

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Per farsi conoscere al grande pubblico i giovani musicisti potranno presto contare anche sull'aiuto del Fisco. Purché si tratti di un'opera prima o seconda, le imprese che producono il lavoro (a condizione che siano attive almeno dal 1° gennaio 2012) potranno beneficiare, infatti, di un credito d'imposta del 30% sulle spese sostenute dal 2014 al 2016, con un tetto di 200mila euro per l'intero triennio e di 100mila euro per ogni disco o video musicale. Altra condizione è che siano commercializzate mille o più copie dell'opera e che l'artista non abbia pubblicato, in Italia o all'estero, più di un'opera (sono escluse le demo autoprodotte, gli Ep e i singoli). Per opera si deve, infatti, intendere un insieme di almeno otto brani inediti o di uno o più brani che abbiano una durata non inferiore a 35 minuti (sono ammesse le cover, purché non superino il 20% dei contenuti del disco o della sua durata complessiva).

Sono le indicazioni operative che il ministero dei Beni culturali ha inserito nel regolamento attuativo della norma della legge Bray (l'articolo 7 della legge 112/2013) che ha previsto il credito d'imposta per i giovani artisti. Il decreto è ora nelle mani del ministero dell'Economia, a cui spetta il via libera definitivo. Dopodiché il beneficio fiscale – al quale è stata riservata una dote di 4,5 milioni di euro per ciascuno dei tre anni – potrà debuttare. Se il "sì" di via XX Settembre arriverà senza problemi, sarà anche un buon viatico per il lavoro a venire che attende i Beni culturali, impegnati su due altri decreti "fiscali": quello che riconosce il credito d'imposta (sempre del 30%) alla digitalizzazione e quello alla ristrutturazione degli alberghi (articoli 9 e 10 della legge Franceschini 106/2014).

Del credito d'imposta sulla musica possono beneficiare anche gruppi di artisti, a condizione che non oltre la metà dei componenti abbia già usufruito del bonus fiscale.
Tra i costi da portare in detrazione ci sono, tra gli altri, quelli relativi ai compensi dell'artista-interprete o esecutore, del produttore artistico, dell'ingegnere del suono e degli altri tecnici, per il noleggio degli studi di registrazione e degli strumenti, per la post-produzione e per la promozione dell'opera. Le spese devono essere certificate dal presidente del collegio sindacale dell'impresa oppure da un revisore dei conti o da un professionista contabile iscritto agli Albi. La richiesta dello sconto fiscale – che è utilizzabile unicamente in compensazione – va inoltrata per via telematica (le modalità sono ancora da definire) nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 28 febbraio dell'anno successivo a quello di commercializzazione dell'opera.
Una volta ricevuta la domanda, il ministero dei Beni culturali si esprimerà in 60 giorni sulla sua accettazione e sull'importo del credito effettivamente accordato. Nel caso in un determinato anno i benefici riconosciuti risultino complessivamente più elevati rispetto al budget dei 4,5 milioni disponibili, verrà ridotto in proporzione il credito spettante a ciascuna impresa.

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