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Questo articolo è stato pubblicato il 20 ottobre 2014 alle ore 07:30.
L'ultima modifica è del 20 ottobre 2014 alle ore 07:53.

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La lirica prova a rimettersi in sesto. Il salvataggio dei bilanci voluto dalla legge Bray sta per tagliare il primo traguardo. Per cinque fondazioni – l'Opera di Roma, il San Carlo di Napoli, il Comunale di Bologna, il Verdi di Trieste e il Maggio Fiorentino – è in dirittura d'arrivo il via libera della Corte dei conti ai piani di risanamento presentati prima dell'estate e approvati dai ministeri dei Beni culturali e dell'Economia. Altri tre enti – il Massimo di Palermo, il Petruzzelli di Bari e il Carlo Felice di Genova – sono per varie ragioni in ritardo, ma anche i loro piani sono attesi sul tavolo di Pierfrancesco Pinelli, il commissario che sempre la legge Bray (la 112/2013) ha voluto a sovrintendere all'operazione di riassetto dei conti e di rilancio della lirica.

Obiettivi che riguardano otto fondazioni su 14, ovvero quelle gravate da debiti a cui non si riesce a far fronte o che siano state nel recente passato gestite da un commissario. L'obiettivo è arrivare ad accedere al fondo di rotazione di 125 milioni – era partito con una dote di 75 milioni, ma la legge Franceschini sulla cultura (la 106/2014) ne ha aggiunti altri 50 – che saranno erogati dalla Cassa depositi e prestiti per consentire agli otto enti in difficoltà di ripianare i debiti grazie a finanziamenti trentennali.
In realtà, il fondo è anche più cospicuo, perché vanno aggiunti i 25 milioni che i Beni culturali hanno, a titolo di anticipo, già iniziato a erogare alle fondazioni che si trovano a corto di soldi e rischiano il tracollo. Per il momento si sono fatti avanti i teatri di Napoli (sono stati concessi 4 milioni di euro circa), Trieste (1,9), Bologna (2,5), Roma (5), Genova (3,1) e Firenze (5,5).

In particolare, questi ultimi due enti hanno chiuso il bilancio con un rosso, rispettivamente, di 5,8 e 9,3 milioni. E non si tratta delle situazioni più compromesse, perché, come hanno raccontato le cronache di queste settimane, ancora più critici sono i conti dell'Opera di Roma, che a inizio dell'anno accusava un passivo di 12,9 milioni e ha dovuto ricorrere all'avvio della procedura di licenziamento di coro e orchestra, attività che dal prossimo anno saranno esternalizzate.
Sia la richiesta dei finanziamenti anticipati sia l'accesso al fondo di rotazione sono subordinati al rispetto di una serie di vincoli. Nel primo caso la fondazione deve dimostrare di aver avviato la ristrutturazione del debito e di aver iniziato le procedure per ridurre il personale tecnico e amministrativo.

Interventi da confermare nel piano di risanamento, la cui approvazione è legata, tra l'altro, alla chiusura dell'accordo per la rinegoziazione e ristrutturazione del debito esistente a fine 2012 (con divieto di nuovi indebitamenti per il triennio 2014-2016, salvo le rate di ammortamento dei finanziamenti del fondo di rotazione), all'impegno a riportare i conti della fondazione in attivo o almeno in equilibrio e a tagliare la pianta organica tecnico-amministrativa del 50% e razionalizzare quella del personale artistico.
Gli esuberi saranno prepensionati o, se non avranno i requisiti per accedere alla pensione anticipata, transiteranno in Ales, la società in house dei Beni culturali.
La partita dei piani di risanamento non è, però, l'unica da giocare. C'è, infatti, anche quella dell'aggiornamento degli statuti, intervento che riguarda tutti i 14 enti lirici. Compito da portare a termine entro la fine di quest'anno secondo i criteri indicati dalla legge Bray per la costituzione degli organi di governo delle fondazioni.
I nuovi statuti avranno efficacia con l'inizio del 2015 e a quella data dovranno essere stati rinnovati gli amministratori, compreso il collegio dei revisori dei conti, pena il commissariamento dell'ente. Al momento è arrivato al traguardo – con la pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale» dell'annuncio di adeguamento dello statuto – il lavoro dei teatri di Venezia, Torino, Palermo e Firenze. Il prossimo dovrebbe essere quello di Trieste e, a seguire, tutti gli altri enti.

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