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Questo articolo è stato pubblicato il 25 ottobre 2014 alle ore 08:16.

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Far capire a tutti l'importanza dell'euro e dell'Unione europea



Il premio Nobel Krugman, nell'articolo pubblicato sul Sole 24 Ore dei 19 ottobre, si dichiara sorpreso che, dopo sei anni, nei Paesi dell'euro in recessione, la trappola della liquidità, con tassi d'interesse quasi a zero, «continui a non essere compresa». La conseguenza è che non si esce dalla crisi. Per riattivare la crescita, non potendo agire sulla spesa pubblica, si rende necessario aggiustare i prezzi. Per i Paesi che hanno adottato l'euro, si possono abbassare salari e stipendi aggravando la deflazione. L'alternativa classica sarebbe la svalutazione del cambio, ma con l'euro ciò è problematico, se non impossibile. Questo a causa della presenza "virtuosa" nell'euro di Germania e Paesi "satelliti". Se, per ipotesi, la Germania fosse il solo Paese ad adottare l'euro, la sua quotazione schizzerebbe, dai circa 1,30 dollari per euro attuali, a 2 dollari e più. Le implicazioni per export e sviluppo diventerebbero preoccupanti, se non gravi. Il paradosso è che, grazie alla presenza nell'euro dei Paesi dell'area mediterranea, sottoposti a gravi sacrifici, l'euro rimane a 1,30, con il massimo vantaggio per la Germania. I Paesi del Sud Europa, al contrario, in crisi, a quel livello di cambio, per loro troppo elevato, devono attuare pesanti politiche di aggiustamento, penalizzanti per l'occupazione. Così, la Germania può, di fatto svalutare, scaricando il peso sui Paesi del Sud Europa. Questa politica della moneta unica li costringe dentro una seconda trappola (il cambio), oltre a quella della liquidità.
Gianluigi Mengarelli
Ca' Foscari Venezia
«Trappola per topi» è uno dei capolavori di Agatha Christie, e tiene ininterrottamente banco da sessantadue anni sulle scene londinesi. Speriamo che lo scenario evocato dall'economista riscuota meno successo. Si tratta anche di capire se il pubblico abbia compreso che cosa stia andando in scena: adesso, un nuovo protagonista nonché ambizioso attor giovane, Matteo Renzi, sfoggia un brio di cui non conosciamo ancora l'esito. Ma che può avere il vantaggio, appunto, di far riavvicinare l'opinione pubblica al copione in atto. Naturalmente, si tratta anche di capire se tale brio non avrà l'effetto di aumentare la disaffezione verso l'euro, del quale nessuno, nelle classi dirigenti europee, è stato veramente capace di spiegare i vantaggi alla gente comune. Facendo gonfiare l'equivoco che i sacrifici si devono fare perché ce li chiede Barroso, e non perché conseguenza di una situazione insostenibile fatta di spesa pubblica fuori controllo (a vantaggio di moltissimi segmenti della società italiana). Che poi la Germania ci metta del suo per non far passare l'interpretazione corretta è fuori discussione; ma è anche preoccupante la tendenza a considerare la signora Merkel come la sospettata principale (così la presenterebbe Agatha Christie) o il capro espiatorio di una situazione che non sono stati certo lei o i suoi predecessori a creare.
Il rischio, ormai molto concreto, è che la disaffezione all'euro provochi la disaffezione all'Europa, la contrarietà alla quale è già diventata bandiera per molti movimenti populisti che cominciano a ottenere risultati elettorali di tutto rispetto in molti sistemi, minando posizioni consolidate e partiti di alto lignaggio (ed è un bell'azzardo per il centro-destra italiano, e per il suo leader, sperare di risalire la china sposando questi toni). Così da forte elemento di stabilità e coesione, l'Europa è percepita ora, anche in Paesi in origine euro-entusiasti, come fattore di disordine, perdita di sovranità e impoverimento complessivo. Speriamo davvero che la nuova Commissione sappia intraprendere una grande opera di pedagogia spiegando, spiegando e spiegando, magari con strumenti un po' meno ingessati: la Fondazione Edison, per esempio, presenterà nei prossimi giorni a Milano il filmato di Alexander Kockerbeck (un economista convinto della sostanziale sostenibilità del debito italiano) «€uro Capro Espiatorio?». Potrebbe essere l'occasione per diffondere e popolarizzare un dibattito che dovrà sempre di più coinvolgere responsabilmente l'opinione pubblica. Anche teatro e cinema ci possono dare una mano a capire.
Chiede Renzi (e pure gli italiani)
Renzi, nella risposta a Barroso, ha detto quello che pensano gli italiani di destra, sinistra e centro: vorremmo sapere i costi della Ue, quanto va speso per mantenere le mega strutture, quanto va speso per grandi e piccoli burocrati, se c'è tetto agli stipendi, se è decente che ci siano due sedi del Parlamento europeo, se non è il momento di fare una riflessione sul numero e sugli emolumenti e rimborsi dei parlamentari Ue. L'Italia contribuisce al bilancio Ue con 20 miliardi: quanti tornano per investimenti e quanti sono spesi per burocrazia?
Gianni
Venezia

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