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Questo articolo è stato pubblicato il 26 ottobre 2014 alle ore 10:45.
L'ultima modifica è del 26 ottobre 2014 alle ore 13:11.

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Un grande festone, come sempre. Emozioni degli italo americani, ricordi dei nonni o bisnonni immigrati negli Stati Uniti con niente, e un aspetto nostalgico, da fine di un'epoca: il Gala del Niaf (National Italian American Foundation) ieri sera si è tenuto per l'ultima volta al Washington Hilton dove negli anni abbiamo visto sfilare per l'Italia, da Bettino Craxi a Gianni Agnelli, da Miuccia Prada e Romano Prodi o, come ieri sera, in rappresentanza dei "cugini" italiani, il ministro dell'Industria Federica Guidi e il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, premiati come Regione d'Onore.

Ma quest'anno c'è un altro significato su cui riflettere: ci si prepara a Expo 2015, un evento per la sostenibilità alimentare, ma anche un evento per l'interconnessione, per lo scambio di esperienze e informazioni su una delle tematiche più importanti di questi anni. Un evento per il multiculturalismo alimentare e per l'apertura in un'epoca in cui sembrano prevalere le chiusure.

L'America parteciperà al nostro Expo 2015, ma rispetto ad altri Paesi è stranamente indietro, visto il tema di fondo. Il padiglione americano progettato per Expo è uno dei più belli. La questione agroalimentare, dai problemi di obesità a quelli della carestia nel mondo e della sostenibilità fino all'orto di Michelle Obama alla Casa Bianca, è una delle più sentite in questo Paese. Per non parlare del tema multiculturale, centrale, dal presidente Obama in giù, per combattere le culture dell'assolutismo e della violenza politica. Eppure dei 46 milioni di dollari necessari per la costruzione del Padiglione ne sono stati raccolti fra i privati circa 20. Gli altri, a partire dai possibili contributori sollecitati come Google o da Apple Computer, che certo non hanno problemi di liquidità, aspettano.

Attorno a questo l'evento del Niaf di ieri notte è stato costruito. Per ricordare l'importanza del tema alimentare, per cogliere l'opportunità di rafforzare - e questo da ambo le parti non lo si fa mai abbastanza - il legame fra italiani e italiani d'America. E per convogliare un messaggio forte: chiudiamo la raccolta fondi e cerchiamo di realizzare il progetto per intero, non a metà per carenza di investitori. È l'appello lanciato da Joseph del Raso, presidente del Niaf. Ed è quello che hanno auspicato Guidi e Maroni. Il ministro ha approfittato per parlare di «apertura» quando ha ricordato le differenze che impediscono di procedere speditamente per un accordo per la liberalizzazione transatlantica: «Dalla protezione della denominazone d'origine per prodotti alimentari, all'energia, al settore finanziario ci sono molte differenze. Speriamo di superarle entro il 2015», ha detto ieri. «Il giro d'affari dei prodotti italian sounding è di 60 miliardi di dollari all'anno, il doppio del nostro giro d'affari agroalimentare», ha detto Maroni. I due hanno avuto un garbato minuetto di politica interna sulla legge di stabilità che secondo Maroni penalizza le Regioni. Per la Guidi i sacrifici devono essere per tutti.

Ma il tema di fondo di questo fine settimana tutto italiano a Washington è rimasto quello dell'abbraccio culturale fra italiani e italo americani. Anche il Gruppo Sole 24 ore ha cercato di dare il suo contributo. Il ceo Donatella Treu ha presentato sia in un incontro organizzato dal Niaf in Congresso che in Ambasciata d'Italia, un'anteprima di Italy24, quotidiano digitale in inglese che sarà lanciato entro la fine della settimana prossima per dare sul nostro Paese un'informazione completa scritta dall'Italia e non sempre mediata come succede oggi, dall'informazione anglosassone. L'obiettivo per il Niaf e per Expo 2015 in relazione all'America è quello di rafforzare un legame. Che il 40° anniversario del Niaf coincida l'anno prossimo con Expo 2015 è di buon auspicio. Gli italo americani potranno fare molto per sensibilizzare i partecipanti statunitensi. Ieri ad esempio fra i premiati Niaf c'era Susan Molinari, capo delle comunicazioni di Google. Che possa accelerare una loro partecipazione? C'è da augurarselo: l' non va persa. Noi intanto potremmo offrire un suggerimento al premier Renzi: perché non viene l'anno prossimo al 40° Gala del Niaf? Ci sono già stati tutti i presidenti americani. Un capo di governo italiano non ci starebbe male.

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