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Questo articolo è stato pubblicato il 07 novembre 2014 alle ore 06:46.
L'ultima modifica è del 07 novembre 2014 alle ore 07:03.

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Un incontro informale e un po' a sorpresa. Non era mai accaduto che una rappresentanza così importante dell'industria alimentare italiana varcasse verso sera i cancelli di Palazzo Chigi per un confronto di due ore con il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, i ministri Martina (Politiche agricole) e Lorenzin (Sanità) e i consiglieri economici Fortis e Simoni. Dall'altra parte del tavolo Luca Garavoglia (Campari), Luigi Cremonini e Luigi Scordamaglia (Inalca), Guido Barilla, Gianni Zonin, Francesco Paolo Fulci (Ferrero), Piero Antinori, Antonio Ferraioli (gruppo La Doria), Giueppe Ambrosi e Enrico Zoppas (acque San Benedetto). Dieci big di Federalimentare in rappresentanza di un settore che definire vitale per l'economia italiana è dire poco: 132 miliardi di fatturato, 30 miliardi il valore dell'export, quasi 380mila occupati. Un settore che mantiene alta la bandiera del made in Italy nel mondo. E lo potrebbe fare ancora meglio se... È su questo "se" che alla fine si è focalizatta la discussione. «Si è parlato molto di internazionalizzazione, ma anche di regole», spiega il ministro Maurizio Martina al Sole24Ore. «Il Governo - aggiunge – è convinto della centralità e dell'importanza strategica di questo settore. E si è impegnato a dare risposte. Tanto è vero che è già stato fissato, per i primi di febbraio, un secondo appuntamento per fare il punto sull'avanzamento dei lavori».

Già questo, secondo uno dei partecipanti alla riunione con il presidente del Consiglio, è un importante passo avanti. «A Renzi - dice l'imprenditore - abbiamo chiesto, tra le altre cose, la figura di un unico interlocutore come punto di riferimento. La risposta è la nascita di un coordinamento permamente a palazzo Chigi, affidato a uno dei consiglieri economici del presidente». In pratica, un tavolo permanente che coordini le differenti problematiche che spesso investono ministeri diversi. In questo modo si centralizza al livello più alto un punto di raccordo per le tematiche più rilevati di un settore economico così strategico.
Tre, secondo un altro partecipante all'incontro con Renzi, i temi messi a fuoco. Uno: l'aumento dell'export da 30 a 50 miliardi con mirate politiche di internazionalizzazione, la creazione di piattaforme distributive, la revisione delle barriere tariffarie e la lotta a provvedimenti come quello recente inglese dei "semafori" alla salubritià, poi respinto dalla Ue. Due: poche e chiare regole nazionali che valgano per tutti rispetto anche all'Europa e che soprattutto non siano una zappa sui piedi dei produttori italiani, spesso penalizzati nei confronti della concorrenza internazionale. Tre: precise azioni sulla fiscalità che non deprimano ulteriormente i consumi alimentari (in regresso) e che combattano l'evasione, in particolare quella dell'Iva. «Al presidente del Consiglio - spiega un altro imprenditore - è stato illustrato come l'innalzamento delle accise su alcolici e bevande porti, alla fine, a una perdita secca per lo Stato. Più accise significa rincari, quindi meno vendite, quindi meno produzione, meno fatturato e meno occupazione. In sostanza una perdita per tutti».
All'incontro di febbraio Federalimentare porterà un documento espressione di tutta l'industria di settore.

roberto.iotti@ilsole24ore.com

LE LINEE GUIDA

50 miliardi
Il primo obiettivo discusso a Palazzo Chigi

è quello di aumentare l'export da 30 a 50 miliardi con politiche mirate di internazionalizzazione

Semplificazione
La seconda richiesta dei big del settore

è quella di avere poche e chiare regole nazionali che valgano per tutti rispetto all'Europa

Fisco
Sono considerate necessarie precise azioni

sulla fiscalità per non deprimere ulteriormente i consumi alimentari e favorire la lotta all'evasione

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