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Questo articolo è stato pubblicato il 09 novembre 2014 alle ore 14:17.
L'ultima modifica è del 09 novembre 2014 alle ore 15:06.

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Prima l'attacco del presidente degli editori Maurizio Costa; poi la replica di Google. Uno a uno, palla al centro? Nient'affatto. «La risposta di Google, molto cauta e difensiva ricorda l'aiuto che danno agli editori in termini di contatti e revenue. Ebbene, non mi sembra che da parte degli editori ci sia tanto entusiasmo.

Esattamente il contrario. In Germania il più grande editore, Axel Springer, è tornato sui suoi passi ripermettendo la pubblicazione di contenuti su Google news perché, ha dichiarato, non poteva farne a meno. Un problema ci sarà o no?». Fosse un dibattito parlamentare, Costa, presidente Fieg, si direbbe insoddisfatto della risposta di Mountain View alle critiche degli ultimi giorni.
Si è partiti con le dichiarazioni durante un convegno a Milano (si veda Il Sole 24 Ore di martedì 4 novembre), riprese poi nell'intervista pubblicata da Repubblica venerdì, fino alla replica della multinazionale secondo cui: «La verità è che Google invia ogni mese 10 miliardi di clic agli editori di tutto il mondo». E in più: «Attraverso il programma AdSense, nel 2013 abbiamo ridistribuito 9 miliardi di dollari agli editori di tutto il mondo».

Presidente Costa, se ci sono ricavi aggiuntivi perché prendersela con Google? È un meccanismo da cui l'editoria potrebbe trarre profitto?
Non possiamo fermarci a prendere per buoni analisi e commenti superficiali. Quello che dice Google, e cioè “io faccio un servizio e se non ne volete usufruire non ne usufruite”, presenta un difetto ab origine se, come accaduto in Germania, gli editori tedeschi hanno dovuto retrocedere dalle loro posizioni. Quando di un servizio non si può fare a meno, qualche domanda occorre farsela. La divisione dei ricavi è determinata da loro. La ripartizione è nelle loro mani. Non mi sembra che siano queste le condizioni del libero mercato. E infatti Google, come denunciato dagli editori europei, detiene in Europa il 90% del mercato del search.

Beh, in Francia Google ha raggiunto un accordo da 60 milioni con gli editori.
Che gli stessi editori ritengono insufficiente. In Germania poi c'è stata una legge e una presa di posizione molto forte da parte degli editori. In Spagna è arrivata una legge ad hoc. Ecco, credo che al di là delle affermazioni di grande serenità Google sia molto preoccupata dell'onda di consapevolezza che sta arrivando in Europa. Anche perché mi sono sembrate abbastanza chiare in tal senso anche le recenti prese di posizione della nuova commissaria europea alla Concorrenza Vestager e del nuovo commissario all'Economia digitale Oettinger.

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