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Questo articolo è stato pubblicato il 21 novembre 2014 alle ore 07:13.
L'ultima modifica è del 21 novembre 2014 alle ore 08:55.

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Arriva a bordo dell'utilitaria blu, ed è l'unica piccola automobile in quella distesa di berline blu di rappresentanza. Il Papa è invitato a parlare alla Conferenza sulla nutrizione di Roma, e nessuno forse in questo momento tra i leader del mondo è più impegnato, anche concretamente, nella lotta alla fame, alle disuguaglianze, alle cause degli squilibri.
Le sue parole sono sempre più forti e incisive, e danno fastidio in molti ambienti occidentali.

«Le nostre società sono caratterizzate da un crescente individualismo e dalla divisione; ciò finisce col privare i più deboli di una vita degna e con il provocare rivolte contro le istituzioni», dice il Papa dalla tribuna del grande palazzo della Fao, alla conferenza organizzata con l'Oms.
«È doloroso constatare che la lotta contro la fame e la denutrizione viene ostacolata dalla priorità del mercato e dalla preminenza del guadagno che hanno ridotto il cibo a una merce qualsiasi, soggetta a speculazione, anche finanziaria». E ricorda che Giovanni Paolo II, nell'inaugurazione della prima conferenza nel 1992, mise in guardia la comunità internazionale contro il rischio del paradosso dell'abbondanza. «Purtroppo questo "paradosso" continua a essere attuale. Viviamo in un'epoca in cui i rapporti tra le nazioni sono troppo spesso rovinati dal sospetto reciproco, che a volte si tramuta in forme di aggressione bellica ed economica, mina l'amicizia tra fratelli e rifiuta o scarta chi già è escluso. Lo sa bene chi manca del pane quotidiano e di un lavoro dignitoso». Pane e lavoro, come fondamento di un diritto fondamentale di convivenza pacifica tra popoli e nazioni. L'analisi di Bergoglio ripercorre la sua pastorale e quanto affermato nel documento Evangelii Gaudium di un anno fa, quando tracciò le linee guida del pontificato, e che troverà spazio nella ormai prossima enciclica sociale-ambientale.

«Le nostre società sono caratterizzate da un crescente individualismo e dalla divisione; ciò finisce col privare i più deboli di una vita degna e con il provocare rivolte contro le istituzioni». Per Francesco gli attuali squilibri debbono essere sanati applicando, prima delle norme e dei trattati, «la legge naturale, iscritta nel cuore umano, che parla un linguaggio che tutti possono capire: amore, giustizia, pace, elementi inseparabili tra loro. Come le persone, anche gli Stati e le istituzioni internazionali sono chiamati ad accogliere e a coltivare questi valori, in uno spirito di dialogo e ascolto reciproco. In tal modo l'obiettivo di nutrire la famiglia umana diventa realizzabile». Inoltre «ogni donna, uomo, bambino, anziano deve poter contare su queste garanzie dovunque. Ed è dovere di ogni Stato, attento al benessere dei suoi cittadini, sottoscriverle senza riserve, e preoccuparsi della loro applicazione. Ciò richiede perseveranza e sostegno». La Chiesa Cattolica - ha assicurato - cerca di offrire anche in questo campo il proprio contributo, con un'attenzione costante alla vita dei poveri in ogni parte del pianeta; su questa stessa linea si muove il coinvolgimento attivo della Santa Sede nelle organizzazioni internazionali e con i suoi molteplici documenti e dichiarazioni.

Lo scopo, ha spiegato, «è contribuire a identificare e adottare i criteri che devono realizzare lo sviluppo di un sistema internazionale equo». «Sono criteri che, sul piano etico, si basano su pilastri come la verità, la libertà, la giustizia e la solidarietà; allo stesso tempo, in campo giuridico, questi stessi criteri includono la relazione tra il diritto all'alimentazione e il diritto alla vita e a un'esistenza degna, il diritto a essere tutelati dalla legge, non sempre vicina alla realtà di chi soffre la fame, e l'obbligo morale di condividere la ricchezza economica del mondo».
Nel messaggio inviato dal papa al Festival della Dottrina Sociale, in programma a Verona, il Papa ha affermato: «I soldi da soli non creano sviluppo, per creare sviluppo occorrono persone che hanno il coraggio di prendere l'iniziativa. Oggi si dice che tante cose non si possono fare perché manca il denaro. Eppure il denaro per fare altre cose c'è, e manca per farne altre. Ad esempio il denaro per acquistare armi si trova, per fare le guerre, per operazioni finanziarie senza scrupoli, si trova. Ma questo solitamente si tace».
Ieri è stato reso noto dal portavoce padre Lombardi che il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, andrà in udienza privata dal Papa il 13 dicembre: sarà la seconda visita del premier a Bergoglio e la quarta volta che lo incontrerà (avverrà anche settimana prossima a Strasburgo). L'udienza «rientra anche nella tradizione, cioè che il premier veda il Papa e lo veda in maniera ufficiale. Ma è indice dei buoni rapporti che ci sono, che vanno rafforzati, consolidati per il bene comune», ha detto all'Ansa il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin.

Riguardo alle indiscrezioni su minacce al Papa e alle misure di sicurezza per proteggerlo padre Lombardi ha precisato che «non vi è nulla di nuovo. Non vi è alcun motivo specifico di preoccupazione. Non mi risulta alcun innalzamento della protezione del Papa. È tutto come prima».

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