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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2014 alle ore 14:04.
L'ultima modifica è del 23 novembre 2014 alle ore 15:18.

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Sono stato recentemente in Argentina e ho pensato che valesse la pena raccontare una cosa che forse non tutti sanno riguardo alla storia del Billion Prices Project del Mit.

Se avete seguito la triste storia dei teorizzatori del complotto inflazionista in America, sapete che diverse persone - miliardari arrabbiati come il direttore di hedge fund Paul Singer, improbabili editorialisti economici come Niall Ferguson e così via - sostengono da alcuni anni che le statistiche ufficiali sottovalutano enormemente l'inflazione negli Stati Uniti.
Che si tratta di una sciocchezza lo si può dimostrare in vari modi, ma uno dei più semplici è andare a vedere i dati del Billion Prices Project (li potete trovare qui: bpp.mit.edu), ricavati da un gruppo di studiosi indipendenti utilizzando i prezzi online: si può osservare che anche se non ricalcano esattamente l'indice dei prezzi al consumo (il paniere dei beni in vendita online non coincide esattamente con quello dell'indice), la discrepanza non è significativa né persistente.
Questo significa che dobbiamo sempre fidarci dei Governi? Ovviamente no.
L'Ufficio statistiche del lavoro degli Stati Uniti è al di sopra di ogni sospetto, e se si conosce il suo funzionamento ci si rende conto che sarebbe impossibile esercitare pressioni politiche rilevanti senza che si venga a sapere. Ma non è sempre così in tutti i luoghi e in tutte le epoche.

Il Billion Prices Project è nato proprio per dare risposta ai dubbi sulla veridicità dei dati sull'inflazione in Argentina. Nel 2007 fu creato il sito InflacionVerdadera.com come alternativa alle statistiche ufficiali sull'inflazione fornite dal Governo di Buenos Aires: da quell'esperienza è nato il Billion Prices Project e la sua filiazione, PriceStats, che continua a produrre stime indipendenti sull'inflazione argentina. Secondo i dati, l'Argentina sembra effettivamente avere un'inflazione molto più alta di quello che ammette il Governo.
Qual è la ragione? Sostanzialmente l'Argentina, che aveva beneficiato enormemente dell'applicazione di politiche eterodosse dopo il tracollo della sua valuta, nel 2001, ha proseguito troppo a lungo con queste politiche eterodosse e ora sta sperimentando i classici problemi dei Paesi in via di sviluppo, con un deficit di bilancio persistente che sta monetizzando perché non ha accesso ai mercati, e questo a sua volta sta provocando problemi persistenti dal punto di vista dell'inflazione e della bilancia dei pagmenti.
Se qualcuno comincia a strillare che sono incoerente a dire che la spesa in disavanzo e lo stampare moneta sono un problema in Argentina quando sono le stesse politiche che voglio vedere applicate negli Stati Uniti, rispondo che sì, è esattamente così: perché l'economia americana è in una trappola della liquidità e soffre di una persistente carenza di domanda, mentre l'economia argentina è surriscaldata.
(Traduzione di Fabio Galimberti)

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