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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2014 alle ore 06:40.

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gentile Galimberti,

per risolvere i problemi dell’Ilva di Taranto, il premier Renzi punta alla nazionalizzazione. L’idea sarebbe di creare una bad company su cui scaricareil pattume accumulato negli ultimi anni e una new company da vendere al miglior offerente. Pare di vedere la brutta storia dell’Alitalia (eravamo nel 2008), quando fu svenduta ai “capitani coraggiosi” e lo Stato si accollò 4 miliardi di debiti. Peccato che dopo neanche sei anni, i nostri capitani coraggiosi (Berlusconi li definì patrioti) stavano portando i libri in tribunale, e solo l’intervento economico di Poste Spa e della compagnia aerea Etihad abbia evitato un altro fallimento. Se è questo il modello di riferimento...

Silvano Stoppa

Caro Stoppa,

la storia dell’Alitalia è stata veramente brutta. Quando si va in giro per il mondo si trovano da ogni parte turisti italiani: i nostri compatrioti hanno una grande propensione ai viaggi. E si trovano da ogni parte anche italiani emigrati che spesso e volentieri tornano a visitare il loro Paese: una comunità di italiani all’estero che conta decine di milioni. E poi ci sono gli stranieri: l’Italia è uno dei Paesi più visitati al mondo. Con questa manna dal cielo una compagnia aerea di bandiera avrebbe avuto un campo immenso da arare e da sfruttare. Ma non è stato così: sindacati intransigenti, management imbelle e “lasciar fare” governativo hanno distrutto il nostro trasporto aereo. E quando questo avrebbe potuto risorgere con un alleato europeo si è preferito innalzare il tricolore e mantenere a tutti i costi la compagnia in Italia, con i risultati che sappiamo.

Il caso dell’Ilva è diverso. L’acciaieria di Taranto è una delle più produttive in Europa e i problemi sono di natura ambientale; problemi che minacciano la sopravvivenza stessa di quell’unità produttiva che invece deve rimanere perché è un pezzo portante della nostra struttura industriale. Oltre all’ambiente c’è un problema di eccesso di capacità produttiva in Europa che minaccia la chiusura di molte unità, anche se Taranto dovrebbe essere l’ultima a chiudere, dato che, come detto, ha unaltissima produttività.

Il Governo Renzi sembra orientato a mantenere l’Ilva in mani italiane, dando garanzie a queste “mani” (una garanzia che dovrebbe in ogni caso essere estesa a qualsiasi nuovo acquirente) che saranno protette dalle cause per danni ambientali e violazioni varie appartenenti al passato. Non sono un esperto del problema, ma vorrei che il passaporto dei nuovi proprietari non abbia importanza. La preferenza dovrebbe essere data alla validità del piano industriale e alle garanzie occupazionali, indipendentemente dalla nazionalità degli acquirenti. Un concetto, questo, su cui lo stesso Renzi si è dichiarato d’accordo in passato.

fabrizio@bigpond.net.au

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