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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2014 alle ore 08:30.
L'ultima modifica è del 13 dicembre 2014 alle ore 11:06.

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Ieri Roma e Torino sono stati due luoghi emblematici della crisi e delle sue contraddizioni. Nella Capitale pochi chilometri separavano la piazza sindacale - contro le riforme di Renzi - dal Commissario Ue Moscovici che invece le incoraggiava.
Stessa scena a Torino che ospitava contemporaneamente sia il vertice italo-tedesco che la manifestazione principale dello sciopero mentre da Bruxelles Juncker gelava «romani e parigini» sui soldi del piano di investimenti.

Insomma, non si scappa da questa strettoia: Europa da un lato; sindacati e sinistra dall’altro. Un passaggio complicato per Matteo Renzi che non trova la giusta formula politica per tenere unito l’elettorato di sinistra. Ed è un dilemma per gli stessi esponenti della sinistra che ieri hanno cercato la piazza ma che in passato si sono spesi per l’ingresso dell’Italia nell’euro. Tra questi Massimo D’Alema che sosteneva il primo Governo Prodi quando fu decisa l’adesione alla moneta unica e venne addirittura varata l’eurotassa per sostenere il percorso italiano dentro l’Europa. Ieri è stato vittima di contestazioni violente a Bari che - certo - sono frutto della crisi e della rabbia ma che mostrano come una “nuova” sinistra non possa sfuggire a una declinazione puntuale e rigorosa tra lo stare in Europa e stare vicina al sindacato. Questo è il vero dilemma.

Ieri invece la piazza, e gli esponenti della sinistra Pd, hanno voluto porre quello tra Renzi e non-Renzi ma è una scorciatoia per non affrontare il nodo: quello di una grande discussione all’interno della sinistra e dei socialisti europei - al quale il Pd di Renzi ha aderito - su come si possano rendere compatibili le ragioni dello stare nell’Ue senza abbandonare una fetta di elettorato al populismo e all’antipolitica. Servono risposte per un elettorato confuso che non capisce se l’Europa sia la salvezza o la condanna. Se siamo martiri delle sue regole o se siamo noi a mettere a rischio la sua affidabilità finanziaria.

Ma questo tema dell’Europa ne comprende anche un altro, quello che sfilava ieri nei cortei. E che la sinistra ha già vissuto in passato anche se ne stiamo vedendo in una versione aggiornata. È quello delle riforme che erano in agenda anche quando Bruxelles non ce le chiedeva e che è sempre stato il terreno minato del centro-sinistra. Ogni volta inciampa su un percorso di ammodernamento economico o istituzionale, perde pezzi, si sfalda e deve ricominciare da zero. Il Governo Prodi, per esempio, sia il primo ma soprattutto il secondo - dal 2006 al 2008 - si ricorda proprio per quelle manifestazioni che videro anche pezzi della maggioranza sfilare in piazza. A riguardare quelle cronache sembra un film già visto. Stesso tema: il lavoro precario. Stessa appartenenza politica, la sinistra, anche se i protagonisti sono cambiati. Nell’ottobre del 2007 il grande dibattito era se il ministro Ferrero sarebbe andato o no in piazza contro il Governo: lui non andò ma gli altri che sfilarono al corteo pensando a una “grande casa di sinistra” oggi sono spariti dalla scena politica-parlamentare. Si raccoglievano in quella piazza San Giovanni di sette anni fa le dichiarazioni di Franco Giordano e Oliviero Diliberto, di Ferrero o Bertinotti che seguivano i cortei da casa, della Fiom di Rinaldini e Cremaschi. Un mondo archiviato: il grande soggetto di sinistra non nacque e addirittura quelle stesse forze politiche restarono fuori dal Parlamento alle elezioni del 2008.

Dunque, l’elettorato di sinistra è un arcipelago molto complicato. E se c’è un Grillo o Salvini che spinge di più l’acceleratore sul populismo, gli strappa voti. Lo dimostra anche il calo dei consensi delle forze di sinistra alle ultime regionali emiliane. Nel complesso, sia Sel che Rifondazione che Lista Tsipras hanno perso circa l’11% rispetto alle europee di sette mesi fa e il 13,6% rispetto alle regionali del 2010. Ed è un segnale anche per la sinistra Pd: più che le piazze servono risposte convincenti che azzerino le contraddizioni di oggi.

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