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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2014 alle ore 08:20.
L'ultima modifica è del 15 dicembre 2014 alle ore 08:40.

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Più azioni e meno obbligazioni, ma in generale più investimenti alternativi, meno strumenti tradizionali all'interno di una cornice che impone maggiore prudenza e riduzione dei rischi. Così,con una parziale virata sulle scelte di portafoglio, gli investitori istituzionali che operano su scala globale, italiani e no, hanno impostato le strategie di portafoglio per il 2015 e per orizzonti di lungo termine.

Le sfide che dovranno essere affrontate dai gestori di fondi pensione privati e pubblici, di fondi sovrani e compagnie di assicurazione, sono molteplici in uno scenario che si farà sempre più insidioso a causa dei rischi geopolitici, dei problemi economici europei, del rallentamento della crescita in Cina, dei tassi in aumento e della crescente longevità della popolazione.

Sono queste le problematiche e le politiche di investimento che emergono in una nuova ricerca di Natixis Global Asset Management che sarà diffusa oggi e che Il Sole24Ore e Italy24 sono in grado di anticipare. Il centro di ricerca Durable Portfolio Construction di Natixis Global AM ha condotto un sondaggio tra 642 investitori istituzionali (di cui 43 in Italia) in 27 paesi diversi: i partecipanti alla ricerca gestiscono in totale 31 mila miliardi di dollari (2 mila miliardi in Italia).

Gli investitori istituzionali italiani sono risultati più preoccupati, rispetto alla media globale, per la situazione in Europa e per l'andamento dei tassi d'interesse. Più di un quinto considera i problemi economici europei come il maggior rischio per il 2015, seguito dall'aumento dei tassi e dalla crescente correlazione tra i mercati finanziari. La maggioranza degli investitori italiani si è dichiarata preoccupata per la possibilità di ottenere ritorni adeguati, per i rischi che non possono essere coperti e per lo scenario attuale di bassi rendimenti. Gli intervistati su scala globale hanno individuato quattro potenziali minacce alla performance dei propri portafogli nel 2015: eventi geopolitici; problemi economici dell'Europa; crescita più lenta in Cina e aumento dei tassi d'interesse.

Il rialzo dei tassi è dunque una delle sfide più imminenti per il mondo dei gestori di grandi portafogli: per questo, gli intervistati prevedono di modificare i portafogli obbligazionari e l'asset allocation nel momento in cui i tassi saliranno. Gli italiani, in particolar modo, si posizioneranno su obbligazioni con duration più corta e in generale ridurranno l'esposizione al reddito fisso. Il 43% degli investitori intervistati su scala globale prevede che l'azionariato sarà l'asset class migliore nel 2015, con le azioni degli Stati Uniti al di sopra di tutti gli altri Paesi. Tra gli asset alternativi come top performer viene identificato il private equity. Infine, oltre la metà degli intervistati a livello globale concorda sul fatto che gli investimenti tradizionali sono troppo correlati ai mercati: per questo vanno ricercate asset class alternative come per esempio gli investimenti sociali e responsabili, i cosiddetti ESG (Environmental, Social and Corporate Governance). Più della metà degli italiani intervistati si trova d'accordo sul fatto che gli investimenti ESG possono mitigare i rischi di perdite derivati da cause legali, problematiche sociali e disastri ambientali.

«I dati della ricerca dimostrano come gli investitori istituzionali italiani siano alla ricerca di strumenti migliori che possano combinare crescita di lungo termine e protezione dagli shock di mercato», ha commentato Antonio Bottillo, amministratore delegato per l'Italia di Natixis Global AM. «Gli investitori istituzionali si trovano in una situazione delicata - ha sostenuto John Hailer, presidente e Ceo di Natixis Global AM - dal momento che i portafogli che gestiscono oggi saranno poi una fonte importante di reddito per la popolazione mondiale in fase di invecchiamento.

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