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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2014 alle ore 08:36.
L'ultima modifica è del 18 dicembre 2014 alle ore 09:04.

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Le maggiori associazioni ambientaliste e molti osservatori hanno espresso delusione per il risultato del summit Cop20 dell’Onu sul clima e contro l’effetto serra, che si è chiuso domenica a Lima, in Perù. «Per salvare il pianeta si poteva fare di più», dicono. Quello che non dicono è che a Lima non si poteva fare di più. Per due motivi. Motivi che pochi hanno voglia di mettere in chiaro.

Primo motivo. Al summit sul clima e sull’ambiente, il tema del clima e dell’ambiente è rimasto in secondo piano. La discussione su come ridurre le emissioni che cambiano il clima è stata marginale.

Il vero argomento negoziale è stato: soldi.

I Paesi poveri o di nuova industrializzazione, fra i quali spicca il primo produttore mondiale di anidride carbonica, cioè la Cina, vogliono ricevere dai Paesi industrializzati finanziamenti, incentivi, sussidi soprattutto per “mitigare” quelli che saranno gli effetti futuri del cambiamento del clima, che essi danno per quasi inevitabile. Dicono (ovviamente con i toni sfumati e indiretti del negoziato): voi Paesi ricchi ci dovete risarcire (oggi) per il danno (futuro).

Su questo punto la discussione è stata feroce e ha prodotto un ritardo di un giorno e mezzo sulla durata del summit.

Secondo motivo. L’intesa raggiunta un mese fa tra Cina e Stati Uniti sulle emissioni ha svuotato in gran parte il negoziato. La Cina si è impegnata a ridurre le emissioni solamente a partire dal 2030, cioè quando, secondo i suoi programmi, avrà completato la fase più impegnativa dello sviluppo economico e industriale. Una riduzione delle emissioni prima del 2030 significherebbe per la Cina porre un freno alla crescita. Gli Usa, consapevoli di ciò, non vogliono cedere alla Cina nei prossimi quindici anni il primato economico, e così hanno deciso di non vincolare in modo impegnativo le loro emissioni, e quindi le possibilità di crescita. Per questo motivo i primi due Paesi produttori di CO2 un mese fa hanno stipulato un’intesa per la salvaguardia del clima che avvia i programmi più impegnativi solamente a partire dal 2030.

Questa intesa condiziona tutte le politiche per la salvaguardia del clima. L’Europa è virtuosa e sola.

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