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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2014 alle ore 08:20.
L'ultima modifica è del 19 dicembre 2014 alle ore 08:54.

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Avrebbe detto Totò, ma il Totò malinconico, quello dalla maschera triste: «Ci sono scomparse e scomparse…». Ecco, per me la scomparsa di Virna Lisi è di quelle molto dolorose. Come lo è, immagino, per la gran parte degli italiani che hanno imparato ad ammirarla e ad amarla nel corso di questi nostri ultimi sessant'anni. Già, perché Virna ha iniziato la sua stupefacente carriera di attrice nei primi anni 50. Un inizio in sordina, ma già dopo poche apparizioni Virna diventa protagonista con Alberto Sordi.

E dopo Sordi il cinema italiano si accorge di lei. E se ne accorge anche quello europeo. E quello americano. Virna Lisi diventa il simbolo biondo dell'italiana che non è per forza mediterranea, ma è una donna moderna, spiritosa, simpatica, in grado d'interpretare ruoli contemporanei, ruoli hollywoodiani, ruoli in costume, però sempre con la leggerezza allegra della nostra penisola.
La storia della mia famiglia con Virna inizia nei primissimi anni 60, quando Virna recita assieme ad Aldo Fabrizi e Renato Rascel in un film di mio padre Steno Un militare e mezzo. E riprende vent'anni dopo, quando Virna recita in un film memorabile di mio fratello Carlo, scritto insieme a me, Sapore di mare. Quello fu un film fortunato per tutti noi. Con la sua interpretazione Virna vinse il David di Donatello e il Nastro d'Argento, un bis magico che è capitato soltanto a Sofia Loren e Monica Vitti; per Carlo e me, invece, quello fu l'ingresso ufficiale nel mondo della commedia di serie A. E pensare che i produttori del film non la volevano. Dicevano che Virna Lisi era un'attrice finita e che avrebbe respinto gli spettatori. Fu esattamente il contrario. Virna li fece entrare a frotte grazie alla sua bravura strepitosa. E infatti, dopo Sapore di Mare, Virna Lisi visse una seconda giovinezza che è durata fino a oggi. Cinema, grande cinema, televisione, grande televisione. Premi a raffica. Una galoppata sensazionale, un successo dopo l'altro. E mentre lei galoppava, la nostra amicizia si è rinsaldata. Ci vedevamo spesso, abbiamo lavorato di nuovo insieme. E quando capitava sentivamo, entrambi, una tenerezza speciale che ci scaldava l'anima. Sì, ci volevamo bene. Ricordo come mi sorrideva quando la trovavo per caso in giro per Roma, o a teatro, o a una cena; mi carezzava la testa con dolcezza sussurrando un «ciao Enrì…», quasi materno, meraviglioso.

Ci legò anche un episodio triste in Spagna. Lei lavorava in una nostra produzione per la regia di Gigi Magni. Durante le riprese morì un nostro collaboratore, un giovane ragazzo, Giulio Levi, figlio della nostra rispettiva agente Carol Levi. Tutti e due lo avevamo visto crescere e la sua scomparsa ci sconvolse. Passai delle lunghe ore a piangere, mano nella mano con Virna. Nella gioia e nella tristezza eravamo oramai legati indissolubilmente.
Virna è stata veramente una grandissima attrice. Per la sua naturalezza. Per la sua capacità di metterci sempre l'umanità, la verosimiglianza. Era leggera, intensa, drammatica, misteriosa. E soprattutto era sempre bella. Anche quando interpretava una brutta per ragioni di ruolo. È stata una delle uniche attrici al mondo a rimanere bella sempre, fino a ieri. Questione di cromosomi, certo, ma io che sono nato in una famiglia che fa il cinema da sempre so che la bellezza di una attrice dipende anche dalla sua intelligenza. Nel saper scegliere i ruoli, anche i piccoli ruoli, saper scegliere il partner, saper scegliere i vestiti, l'acconciatura, il trucco.

Non posso dimenticare l'altro lato della vita di Virna. Quello di moglie e di madre. Due ruoli per i quali abbandonò quasi il cinema. Ruoli che ha svolto con la stessa grande serietà che ha sempre dimostrato sul set. Oserei dire che forse sono stati i suoi due ruoli più riusciti.
Addio Virna. Ci mancherai tantissimo. Per fortuna rimangono i tuoi film, le tue foto, i tuoi grandi momenti in televisione, immagini che dureranno in eterno e che i giovani del futuro avranno la possibilità di vedere. Qui nessuno ti dimenticherà. Il tuo sorriso contagioso continuerà ad illuminarci.
Ti saluto con tristezza, con affetto infinito, con il rimpianto di non averti potuto ridire queste cose quando, forse, avresti voluto risentirle, sapendo che te ne stavi andando. Pace all'anima tua.

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