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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2014 alle ore 08:25.
L'ultima modifica è del 19 dicembre 2014 alle ore 08:31.

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Il franco torna moneta rifugio e la Banca nazionale svizzera si dà da fare per impedirne un apprezzamento eccessivo. È uno schema già visto in passato, solo che questa volta c'è una novità: l'istituto centrale elvetico introduce un interesse negativo. «Negli ultimi giorni diversi fattori hanno contribuito ad accrescere la domanda di investimenti sicuri e il franco si è avvicinato pericolosamente alla soglia minima» (quella di 1,20 nel rapporto euro-franco, ndr), ha detto Thomas Jordan, presidente della Bns, parlando della nuova misura.

Secondo molti analisti della piazza elvetica, sono stati proprio capitali in uscita dalla Russia a rafforzare parecchio il movimento in direzione del franco. La moneta elvetica era già oggetto di interesse di molti in queste settimane, sull'onda delle incertezze economiche e geopolitiche. Ma ha occupato ancor più la scena con la caduta del prezzo del petrolio e le difficoltà di Mosca. Se si considera poi, come fanno notare altri analisti elvetici, che gli attesi nuovi passi di politica espansiva da parte della Bce potrebbero indebolire ancora un po' l'euro, e quindi rafforzare ancora un po' il franco, il quadro si completa e si comprendono ancor più le ragioni della mossa della BNS, che vuole impedire freni eccessivi all'export, voce importante dell'economia elvetica. Un'economia che va meglio di molte altre (Berna ieri ha detto di attendersi un +1,8% per il 2014 e un +2,1% per il 2015), ma che ha bisogno di avere una valuta che non sia esageratamente forte. Ieri l'euro è salito moderatamente dopo l'annuncio ed era attorno 1,2040 franchi in serata.
Per evitare un franco troppo muscoloso, tre anni fa la BNS ha fissato la soglia minima di cambio per l'euro appunto a 1,20 franchi. L'istituto centrale elvetico ha dovuto effettuare ingenti acquisti di euro per mantenere questa soglia, che ieri ha ribadito di voler difendere, evidentemente non più solo con acquisti di valuta ma anche con un tasso di interesse negativo. I conti giro delle banche presso la BNS verranno gravati dal 22 gennaio prossimo con un tasso del -0,25%. L'obiettivo della BNS è che il tasso Libor a tre mesi per i crediti tra banche rimanga in zona negativa. L'istituto centrale ha esteso il margine di fluttuazione del Libor, compreso ora tra -0,75% e +0,25%. Il tasso negativo verrà prelevato sugli averi depositati nei conti giro delle banche presso la BNS che eccedono una somma esonerata. Per gli istituti elvetici, l'ammontare è pari a 20 volte le riserve minime legali. Per gli istituti che non sono obbligati a possedere riserve minime, ad esempio le banche estere, la somma esonerata è fissata dalla stessa BNS. In ogni caso, la somma è di minimo 10 milioni di franchi.

«La decisione non avrà conseguenze per i piccoli risparmiatori» ha detto il presidente BNS Thomas Jordan. La misura sembra voler prendere di mira soprattutto gli hedge fund e i grandi clienti delle banche, che in momenti di instabilità possono spostare importanti quantità di denaro. Secondo Jordan, per le banche non avrebbe senso aumentare le spese e i costi per i piccoli risparmiatori allo scopo di compensare il tasso negativo, perché è nel loro interesse poter contare su un ampio cuscinetto di depositi bancari. Il tasso negativo era stato introdotto in Svizzera tra il 1973 e il 1978, però solo sui conti dei clienti esteri, a causa dell'apprezzamento del franco sul marco tedesco e sul dollaro, sull'onda della crisi petrolifera di quegli anni. Nel 1978, era stata introdotta una soglia minima col marco tedesco. Ora la Svizzera ha sia la soglia di cambio, sia un tasso di interesse negativo.

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