Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2014 alle ore 06:40.
L'ultima modifica è del 19 dicembre 2014 alle ore 06:54.

My24

INTERESSE CRESCENTE

Le staminali possono

essere la terapia del futuro:

lo dimostrano i forti investimenti per la ricerca su questo fronte

in ogni continente

I piÙ Attivi in Europa

Gli Stati europei più impegnati

nel progetto sono Gran Bretagna, Svezia e Belgio. In Italia si può fare ricerca solo sulle cellule importate di origine embrionale

Non sorprende che a rivolgersi alla Corte di giustizia dell'Unione europea sia stata una biotech britannica, la Stem Cell Corporation. La Gran Bretagna, infatti, è lo Stato che più riconosce e finanzia la ricerca sulle cellule staminali. La politica inglese è decisamente la più “aperta” sul tema, che oltre a essere di grande impatto scientifico, ha anche un notevole risvolto economico. E quindi interessa tanto la scienza quanto l'industria.

L'idea che le staminali possano essere la terapia del futuro, se non addirittura la panacea, lo dimostra il fatto che non c'è continente, stato o paese in cui non si faccia ricerca sulle staminali. E la maggior parte dei fondi vengono investiti sia per trovare le fonti da cui estrarre le cellule totipotenti, ma anche sulle tecniche di riprogrammazione delle staminali adulte (Ipsc) in modo da farle tornare allo stato embrionale, e quindi capaci di svilupparsi in qualsiasi organo o tessuto.

I primi a riuscirci sono stati i giapponesi, dove qualche mese fa è partito il primo studio clinico al mondo che usa proprio le staminali riprogrammate della cute trasformate in neuroni della retina per curare una forma di retinopatia.

L'Europa è entrata con forza in questo “mercato”, con il braccio operativo Imi (Innovative Medicines Initiatives), il partenariato paneuropeo pubblico privato tra la Commissione europea e la Efpia (Federation of Pharmaceutical Industries and Associations), che promuove la collaborazione tra tutti i principali stakeholders, compreso le imprese del settore biofarmaceutico e della sanità, legislatori, accademie e pazienti.

E lo ha fatto lanciando e finanziando con 35 milioni di euro il progetto Ebisc, la prima Banca europea per la cellule staminali pluripotenti indotte (Ipsc). Coordinato da Pfizer e gestito da Roslin Cells, comprende società farmaceutiche, piccole e medie imprese (Pmi), organizzazioni non-profit, istituzioni accademiche, agenzie pubbliche. Obiettivo: costruire una robusta e affidabile catena di approvvigionamento di linee cellulari con parametri di qualità accettati a livello internazionale.

Ebisc dovrà, in un secondo momento, essere un sistema centralizzato, senza fini di lucro, che fornisce ai ricercatori di tutto il mondo accademico e all'industria, strumenti di alta qualità per lo sviluppo di nuovi farmaci. Un esempio plastico di sinergia tra l'interesse commerciale delle Big Pahrma e l'interesse pubblico di un continente intero. Il Vecchio Continete, a differenza degli Stati Uniti, non finanzia direttamente la ricerca sulle staminali embrionali, ma sono i singoli Paesi a decidere su quali e in che misura farlo. I più attivi sono oltre alla Gran Bretagna , la Svezia e il Belgio. «In Italia – dice Amedeo Santosuosso, docente di diritto, scienza e nuove tecnologie dell'Università di Pavia – si può fare ricerca sulle cellule di origine embrionale ma solo su quelle importate. Per quanto riguarda le biobanche dedicate alla ricerca, la situazione è analoga a quella statunitense, anche se nel nostro sistema l'aspetto commerciale non è presente e il finanziamento è pubblico o sostenuto da enti non profit quali Telethon: ne esistono di vario tipo, in vita da anni o nate di recente e caratterizzate da finalità diverse».

E negli altri Paesi? In Australia e in Canada sono più flessibili in materia di ricerca sulle staminali, anche se mai tanto quanto la Cina o la Corea del Sud. I fondi nazionali canadesi sostengono gli esperimenti che usano le staminali adulte come terapia, per riparare le cellule danneggiate dall'infarto, per esempio. Possono però essere usati anche gli embrioni in esubero della fecondazione assistita. La clonazione terapuetica invece è assolutamente vietata. Anche in Australia gli embrioni clonati per uso terapeutico npon possono essere impiantati in utero e devono essere eliminati entro due settimane.

Molto più flessibile la Corea del Sud, che ha fatto passi da gigante nel campo delle staminali. Il loro progresso nella clonazione terapeutica è arrivato al punto che possono efficacemente produrre staminali su misura per ciascun paziente e con un basso rischio di rigetto. Le poche notizie (trasparenti) che arrivano dalla Cina fanno capire che lì non ci sono restrizioni, ed è possibile fare ricerca sulle staminbali a tutto tondo. Embrionali comprese. Forse il business delle cellule bambine potrebbe vedere la luce dall'altra parte del mondo. Ma nessuno al momento può garantire sulla qualità del risultato.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi