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Questo articolo è stato pubblicato il 29 dicembre 2014 alle ore 08:03.
L'ultima modifica è del 29 dicembre 2014 alle ore 09:32.

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Addio 2014. È tempo di auguri per l'anno che verrà e di bilanci dei dodici mesi passati, come sempre generosi di buoni esempi cui ispirarsi, quanto di brutte icone da cancellare.
Gli auguri si fanno a tutti (chi siamo noi, per giudicare?) dopodiché ognuno scelga i riferimenti che gli sembrano i più adatti per ricostruire un Paese più normale, meno ingiusto, meno inquinato e anche meno costoso. Perciò…

Auguri a Uli Hoeness, ex presidente del Bayern Monaco, in carcere per la condanna a tre anni e sei mesi inflittagli dal tribunale di Monaco per aver evaso 28 milioni di euro. E che in una conferenza stampa ha dichiarato: «Ho dato incarico ai miei legali di non ricorrere in appello. L'evasione fiscale è stato l'errore della mia vita, accetto le conseguenze di questo errore. Questo corrisponde al significato che dò al decoro, al comportamento e alla responsabilità personale».
Auguri a Papa Francesco, che poco prima di Natale ha elencato le quindici «malattie» di cui soffrono i cristiani, la curia, le comunità ecclesiali: dal sentirsi «immortale» all'«Alzheimer spirituale», dalla «vanagloria» all'«indifferenza verso gli altri» e così via, chiedendo infine perdono per il male finora arrecato dalla Chiesa ai suoi fedeli a causa di tali malattie ancora non debellate.
Auguri a Giuseppe De Rita, presidente del Censis, secondo cui non esiste alcun conflitto di interessi per l'assunzione del figlio Giorgio come direttore generale dello stesso istituto. «Ci sarebbe stato se il Censis fosse un ente pubblico – ha detto De Rita senior – e comunque mio figlio ha un curriculum adeguato ed è una persona perbene». E non ci sarebbe stato se i cognomi del presidente e del direttore generale fossero stati diversi.

Auguri a Mark Harper, ex ministro dell'Immigrazione del governo Cameron, che ha lasciato il suo incarico dopo aver scoperto che la sua domestica era clandestina. «Come ministro dell'immigrazione che sostiene regole più rigide sugli ingressi degli stranieri sono convinto di dovermi attenere a uno standard più alto rispetto a quello altrui. Quindi la cosa giusta per me è tornare ai banchi dei deputati».
Auguri all'ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan, coinvolto nello scandalo Mose e che, secondo i pubblici ministeri, dal sistema di tangenti veneziane ricavava un bonus esentasse di un milione all'anno. Galan si trova agli arresti domiciliari dopo aver patteggiato una pena di due anni e otto mesi, ma non lascia la poltrona di deputato né quella di presidente della commissione Cultura della Camera.
Auguri agli ex ministri giapponesi dell'Industria, Yuko Obuchi, e della Giustizia, Midori Matsushima. La prima ha lasciato per aver speso in sei anni circa dieci milioni di yen (70mila euro) in creme di bellezza; il secondo, invece, per aver violato il codice elettorale. Entrambi hanno offerto al popolo giapponese le «più sincere scuse» per comportamenti così «gravemente inadeguati», ma - riguardo alla signora Obuchi - il premier Shinzo Abe ha voluto aggiungere: «L'ho chiamata io. Me ne assumo la responsabilità e mi scuso profondamente».

Auguri all'ex segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che si gode la pensione da 5.122 euro netti al mese, dopo aver molto combattuto contro ogni tipo di riforma (che per fortuna sua non l'ha mai riguardato) e dopo aver portato il proprio stipendio dagli 80mila euro del 2006 ai 336.260 del 2011. «Tale ultima retribuzione – ha voluto precisare l'ex dirigente sindacale (oggi silente, ma non in miseria) – assommava necessariamente le competenze di fine mandato, arretrati e altri bonus una tantum, legati alla carica ricoperta».
E allora, auguri anche alla Cisl, che forse nel 2015 troverà spazio e coraggio per scusarsi pubblicamente con i suoi iscritti pensionati, esodati, licenziati, cassintegrati, sottopagati, disoccupati.

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