Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 29 dicembre 2014 alle ore 08:01.
L'ultima modifica è del 29 dicembre 2014 alle ore 09:36.

My24

Alla fine dello scorso mese di novembre il Wall Street Journal riportava in prima pagina: “Why everything you think about aging may be wrong?”. Il provocatorio titolo introduceva un report, fatto di interviste a ricercatori di diverse specializzazioni, centrato sulla demolizione di sei “miti” dell’invecchiamento, dimostrando come le evidenze sperimentali non supportino ciò che comunemente si crede.

Per esempio, la precisione nel lavoro non diminuisce con l’avanzare dell’età, mentre la creatività aumenta. Anche il declino intellettivo, escluse le situazioni patologiche, comunemente associato all’invecchiamento, non sembra corroborato dai dati sperimentali, che invece dimostrano una minor velocità nell’apprendimento.

L’invecchiamento è un tema che non interessa solo la ricerca scientifica, ma anche l’azione politica: in Europa la percentuale di ultrasessantenni rispetto al totale della popolazione nel 1950 era di circa il 10%, percentuale raddoppiata nel 2005 con una crescita tendenziale a superare il 30% nel 2050.

Siamo, quindi, in presenza di un tema dove la ricerca scientifica può, o forse deve, influenzare le decisioni politiche.

Un’inadeguata diffusione dei risultati della ricerca può portare a decisioni politiche non ottimali o non tempestive: basti pensare alla difficoltà che ha avuto il mondo scientifico nel far accettare e tradurre in azioni politiche i risultati sulla valutazione dei cambiamenti climatici.

Si pone, dunque, il problema per la ricerca universitaria di aggiungere il dialogo con i policy makers a tutte quelle attività che, nella schematizzazione che Anvur ha elaborato per la Valutazione della qualità della ricerca, si riassumono sotto il titolo di Terza missione (dopo la didattica e la ricerca).

La ricerca scientifica e la politica possono dialogare fra loro? Problema difficile e complicato dal fatto che la sperimentazione scientifica ha un approccio settoriale, specialistico, molto spesso riduzionistico, mentre la politica deve attuarne uno globale, multisettoriale, in definitiva olistico.

A quest’ultimo aspetto si può rispondere mettendo in comune le competenze disperse tra dipartimenti, facoltà, centri di ricerca, ovvero con la costruzione di un cloud di competenze, condiviso e sinergico.

Il citato articolo del Wall Street Journal mostra come problemi complessi come l’invecchiamento di una società vadano affrontati in modo multidisciplinare.

L’inequivocabile dato che in un secolo l’aspettativa di vita nei Paesi occidentali si sia allungata di ben trent’anni ha aggiunto alla tradizionale divisione della vita in tre età una quarta, quella dei “giovani anziani”, di cui si devono ancora studiare gli effetti sulla società.

Come stabilire una connessione fra ricerca accademica e mondo politico è stato il tema di un workshop organizzato dall’Università Cattolica nella sede del Parlamento europeo a Bruxelles lo scorso 11 dicembre.

Con il titolo “Reconnecting policy making and science: how do we do it?” l’incontro, organizzato dall’Università Cattolica nell’ambito del semestre europeo di presidenza italiana, ha messo attorno a un tavolo esponenti della Commissione Ue e del Parlamento europeo, della Regione Lombardia, del mondo universitario, dell’industria e delle associazioni (http://ucloud.unicatt.it/ucloud-about-ucloud-ucloud-presented-in-brussels).

La sfida lanciata dall’ateneo è la ricerca di un linguaggio comune tra il mondo accademico e quello delle istituzioni europee: esigenza non affatto banale e che rende sempre più necessari spazi e piattaforme per il dialogo e il confronto.

Un aspetto spesso trascurato, che tuttavia impone lo sviluppo di una comune agorà, dove i diversi fili della società si intreccino per definire politiche innovative e realisticamente praticabili.

Coordinatore commissione Strategie di ricerca

Università Cattolica di Milano

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi