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Questo articolo è stato pubblicato il 21 gennaio 2015 alle ore 06:55.
L'ultima modifica è del 21 gennaio 2015 alle ore 08:48.

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A questo punto, l'unico rischio è che la Banca centrale europea, domani, deluda i mercati. In questo caso le conseguenze sarebbero pesanti per i titoli di Stato d'Eurozona, specie per quelli dei paesi periferici come l'Italia , e sarebbero destabilizzanti per l'euro. Le borse soffrirebbero forti ribassi, comprese quelle al di fuori dell'area euro: perché la prospettiva di un quantitative easing finalmente lanciato dalla Bce ha reso euforici gli operatori internazionali ed effervescenti azioni e bond di mezzo mondo, così come era stato per i Qe della Federal Reserve e per quello giapponese.

L'ampiezza dell'eventuale delusione è direttamente proporzionale alle aspettative dei mercati e a quanto questi abbiano già scontato l'evento. A giudicare dai sondaggi promossi da Reuters e Bloomberg, il 90-93% degli investitori dà per certo l'annuncio di un Qe. E se si considera che dal picco di maggio l'euro s'è deprezzato di quasi il 20% sul dollaro, e metà del calo è avvenuto negli ultimi 2 mesi, quando il Qe cominciava ad essere dato per probabile, non c'è dubbio che i mercati abbiano già messo in conto l'evento.

Lo stesso si può dire per il nostro Btp decennale, che rendeva il 3,25% a maggio, che ancora stava sopra il 2,5% a ottobre e che è adesso all'1,74%. Comparabili reazioni hanno interessato anche gli altri titoli di Stato. Nel caso del Bund tedesco, si direbbe che siano stati persino maggiori, visto che il decennale (allo 0,44%) rende un terzo del maggio scorso e la metà di fine ottobre, mentre i titoli fino a 5 anni danno rendimenti nominali negativi.

È ragionevole supporre che anche una parte dei rialzi segnati dai Treasury Usa e dai Gilt inglesi siano in relazione alla prospettiva del Qe di Draghi, visto che nell'ipotesi di un'operazione da mille miliardi, si ridurrebbe di oltre il 5% la quantità di titoli disponibili sui mercati.

A questo punto la Banca centrale europea, dopo tanto parlare e promettere, e dopo tanti danni creati alla valuta svizzera (ieri a quella danese), non può fare altro che assecondare le attese. C'è qualche dubbio che lo faccia pienamente, perchè molto dipende dall'ampiezza degli acquisti (stimati tra 500 e mille miliardi) e dai modi con cui saranno eseguiti.

Per ammorbidire l'opposizione tedesca, si presume che ad acquistare i titoli di Stato saranno le singole banche nazionali, cosicché il rischio di eventuali insolvenze ricadrebbe su di loro e sui rispettivi governi. Ma ancora nulla si conosce sui criteri con cui i titoli saranno individuati. Se è probabile che i bond greci siano esclusi, acquisti proporzionali alla consistenza assoluta del debito finirebbero per premiare paradossalmente i Bund, poiché il Tesoro tedesco si vedrebbe assorbire circa il 60% delle emissioni del 2015.

Se è certo che il Quantitative easing faccia bene ai mercati (e su questo concorda il 52% degli investitori sondati da Rbs) è assai improbabile che riesca pure a sollevare l'economia: perché con i rendimenti quasi a zero, la valuta già svalutata, anche una montagna di liquidità può fare assai poco se non si riesce a farla circolare.

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