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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2015 alle ore 08:14.

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Fuga o collocamento di cervelli? Questo giornale non ha dubbi, fra i due termini, nell’interesse del Paese (e non “contro”), vince “collocamento”: è auspicabile, utile e nel lungo termine è al servizio dell’Italia. Questa riflessione, e un’altra, legata alla quasi inesistenza da noi delle associazioni ex allievi, mi si è posta come quesito di fondo quando ho visto sul sito della Harvard University una notizia sfuggita ai nostri media: Salvo Arena, avvocato d’affari, siciliano, laureato all’Università di Catania, partner a New York di uno studio legale internazionale (Chiomenti), è diventato presidente dell’associazione ex allievi della Harvard Law School, considerata forse la migliore facoltà di legge in America. Il corollario è semplice. La Harvard Law School Association, è una delle più importanti associazioni di ex alunni del mondo. Un “network” di 38.000 avvocati in 148 paesi che include politici, manager, procuratori, “Justices” della Corte Suprema americana come Anna Kagan, uomini d’affari e persino il Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama con sua moglie Michelle. Per Arena, self made man cresciuto solo grazie al merito, aver raggiunto la presidenza è parte del sogno americano anche perché, nei 128 anni di storia dell’associazione è solo il terzo straniero a guidare il gruppo con un incarico biennale. Lo abbiamo cercato ma non ha voluto fare dichiarazioni:«low profile» ci ha detto.

Ma la sua storia non è un segreto, ci sono ampie informazioni sia sul sito di Harvard che su quelli di non profit alle quali partecipa, e ci conferma l’importanza del termine «collocamento di cervelli», che andrebbe incoraggiato, favorito, come del resto ha riconosciuto il Presidente del Consiglio Matteo Renzi durante il suo passaggio californiano dello scorso anno. In effetti, essere parte della globalizzazione significa partecipare in modo attivo, diretto all’esperienza multiculturale. E se un italiano studia a Harvard, lavora a New York e diventa Presidente dell’associazione degli ex allievi della facoltà di legge c’è solo da guadagnare e niente da perdere, perché il “suo” nuovo accesso è anche un “accesso” per i suoi connazionali. Il suo è un esempio fra molti – medici e ricercatori come Virgilio Sacchini, manager come Fabrizio Freda o Lamberto Andreotti, imprenditori di Start up a Silicon Valley, per i giovani che vogliono muoversi lungo la strada della globalizzazione contro quella della provincializzazione, dell’apertura controla chiusura. Ma cominciamo dalla storia, perché è la storia di Arena a dirci che il sogno americano é possibile per chi vuole cercarlo. Salvo, figlio di genitori siciliani anzi catanesi, nasce 47 anni fa a Wattwill, un paesino nella Svizzera Tedesca poco lontano da Zurigo.

Il padre, Gello, chiaramente un internazionalista, decide che il figlio deve nascere lì perché anni prima lì aveva lavorato in fabbrica, da emigrante, da operaio e voleva che ci fosse un rapporto emotivo tra il figlio e il paesino che gli aveva aperto un futuro in Svizzera. Viaggia per tre giorni in 500 con la moglie incinta e la suocera e due settimane dopo il parto rientra a Catania. Salvo studia dai salesiani, e' bravo a scuola, si iscrive a legge. È il primo a laurearsi nella sua famiglia e nella sua generazione.

Si specializza in diritto commerciale, lavora in università con il Prof. di Cataldo, suo primo mentore e prepara un dottorato. Ma sa che vuole andare a studiare all’estero e sceglie Harvard che gli ha aperto le porte della sua facoltà di lagge. Non ci sono i soldi e dunque contrae un prestito con la vecchia Comit; l’università di Catania chiude il cerchio offrendogli un assegno di ricerca ad Hoc. Da Harvard, dove consegue a pieni voti un LLM, va a lavorare con Sherman and Sterling una dei più prestigiosi studi legali americani per fare quello che aveva sempre desiderato: diventa avvocato d’affari.

Ma l’America insegna che ci sono porte girevoli e dopo qualche passaggio approda a Chiomenti. Molti esempi: sicuramente quello delle porte girevoli; alcune riflessioni: avrebbe potuto, lui figlio di immigrati, avere lo stesso merito in Italia? Un messaggio di dinamismo: sta mettendo mano alla struttura dell’associazione aumentando il numero delle sezioni e dei gruppi e organizzando numerosi nuovi incontri e raccolte fondi per l’università. Da tutto ciò uno stimolo: da noi a parte poche università private le associazioni di ex allievi sono pressoché inesistenti sia a livello universitario sia a livello scolastico. Non potrebbero essere incluse nella riforma dell’educazione?

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