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Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2015 alle ore 06:38.
Nessuno fermerà l’amicizia italo-egiziana. Lo ha promesso ieri il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in visita al Cairo, pochi giorni dopo l’attentato al consolato italiano, rivendicato dall’Isis. «Il tentativo di colpire questa relazione non riuscirà, continueremo a lavorare, sia nel contrasto al terrorismo, sia nella costruzione della pace», ha affermato.
Nel corso della conferenza stampa congiunta con il suo collega egiziano, Sameh Shoukri, Gentiloni ha ribadito: «Si è certamente voluto colpire la collaborazione tra l’Egitto e l’Italia, l’Unione Europea, diversi Paesi occidentali nel contrasto al terrorismo».
Shoukri, dal canto suo, ha sottolineato che sotto l’ombrello dell’Isis si celano innumerevoli gruppi: «L’espressione “daesh” o “Stato islamico” può riferisi a numerosi gruppi terroristi, che si dichiarano alleati dell’Isis. Ma ciò non significa che si tratti proprio dello Stato islamico, ma più probabilmente una sorta di collaborazione. Ciò che è sicuro è che queste organizzazioni utilizzano gli stessi metodi e condividono lo stesso pensiero ideologico».
Gli autori dell’attentato sarebbero tre membri di Ansar al-Bayt al-Maqdis, gruppo jihadista attivo nel Sinai e affiliato all’Isis.Lo hanno rivelato fonti egiziane all’emittente al-Arabiya, aggiungendo che le autorità stanno intensificando gli sforzi per trovarli e assicurarli alla giustizia.I tre sono originari di Bani Suef e Fayoum, a sud del Cairo.
Ansar al-Bayt al-Maqdis, nato come gruppo qaedista che colpiva soprattutto obiettivi israeliani, a novembre ha cambiato il proprio nome in Provincia del Sinai e si è affiliato allo Stato Islamico. Ansar al-Bayt al-Maqdis è ritenuto responsabile, fra gli altri, del tentato omicidio nel 2013 dell’allora ministro dell’Interno egiziano, Mohammed Ibrahim, il cui convoglio fu colpito da un’autobomba al Cairo.Il gruppo - che alcuni considerano vicino alla Fratellanza - ha rivendicato l’attentato del febbraio 2014 al bus nel Sinai in cui morirono tre turisti sudcoreani e il conducente egiziano.
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