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Le aperture di Francesco sulla famiglia

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le conclusioni del sinodo

Le aperture di Francesco sulla famiglia

È una nota (la n.351) a fondo pagina, verso la fine del lunghissimo testo sulla famiglia. Ma è lì, in quelle poche righe scritte a caratteri piccoli, che si racchiude il passaggio-chiave che apre una “finestra” per la riammissione – non generalizzata ma attraverso il “discernimento” caso per caso – dei divorziati risposati ai sacramenti. Francesco diffonde «Amoris laetitia», uno dei documenti fondamentali del suo pontificato e da oggi una delle pietre del magistero dei decenni (e forse anche oltre) a venire. In quelle poche righe il Papa a proposito di situazioni “irregolari” dice che «in certi casi potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti», e cita la Evangelii Gaudium del 2013, quando afferma che «il confessionale non è un luogo di tortura» o che «l’eucarestia non è un premio per i perfetti ma un alimento per i deboli»: non lascia spazi a dubbi su quale prospettiva apre l’Esortazione apostolica che segue i Sinodi sulla famiglia del 2014-2015, assemblee che hanno visto una profonda articolazione delle posizioni tra le gerarchie e anche delle spaccature (la celebre lettera dei 13 cardinali conservatori è rimasta a esempio di un certo tipo di opposizione curiale a Bergoglio), che tuttavia non hanno fermato il processo. Francesco quindi schiude una strada per i divorziati risposati, anche se questa via in realtà c’era già, ma era rimasta sepolta. Una grande novità quindi, senza rotture con il passato o la tradizione.

Il Papa, accogliendo le considerazioni di molti padri sinodali, invita a vedere quali divieti si possono superare nei confronti di divorziati e risposati. Tra i veti, infatti, oltre alla comunione, per loro c’è ad esempio il divieto di fare da padrino, il ministro dell’eucaristia, l’insegnante di religione, il catechista.

Il documento mette in chiaro che la legge morale non è una pietra da scagliare contro le persone. «Un pastore non può sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni “irregolari” come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone ». Si supera quindi l’artificiale divisione tra regolari e irregolari: «Ma senza rotture con la dottrina. Il documento resta nella tradizione pastorale prudenziale della Chiesa» ha spiegato il cardinale Cristoph Schönborn, arcivescovo di Vienna e teologo domenicano allievo di Raztinger. «Non si può giocare con i sacramenti, con la coscienza e il Papa ne parla molto», dice Schönborn – che nel Sinodo è stato protagonista per aver individuato la chiave del “foro interno” sui singoli casi – un conto è una coppia che ha maturato in coscienza che il primo matrimonio non era valido ai fini sacramentali, un altro conto è chi affronta la questione con leggerezza. Davanti a Dio e alla coscienza non si gioca». E anche Lorenzo Baldisseri, Segretario generale del Sinodo conferma che non si introduce una nuova normativa generale nella «innumerevole varietà di situazioni concrete» legate alle famiglie ferite e alle “cosiddette” (anche questa definizione adottata dal Papa è del tutto nuova) situazioni irregolari.

Un testo ricchissimo dove forte è l’impronta gesuitica di Bergoglio, anche sul tema dell’educazione alla responsabilità personale («lo dico io, che sono domenicano» ha scherzato Schonborn). Che affronta molti aspetti, compresi la condanna della pratica dell’utero in affitto, dell’aborto, dell’eutanasia e degli anticoncezionali. Anche sulle coppie gay confermata la linea del Sinodo: la persona omosessuale «va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare “ogni marchio di ingiusta discriminazione” e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza» ma anche che «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». Tra le tante una citazione insolita: quella del film «Il pranzo di Babette» come esempio di capacità di far godere gli altri.

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