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Sinodo approva (ma per un voto) il capitolo «caso per caso» sui divorziati risposati

Il Sinodo approva la nuova strada per i divorziati risposati. Ma i capitoli in cui si parla della nuova strada superano di un soffio il quorum di 177 voti (su 256 votanti) e ben 80 contrari, un numero molto alto: in particolare l'articolo-chiave, 85, passa per un voto. Ma c'e' il via libera ad una forma di inclusione basata sul “discernimento caso per caso”, che si sostanziera' con la confessione (da cui oggi sono esclusi).

Un documento equilibrato - dove le questioni relative ai gay sono appena sfiorate, segno che si trattava di un capitolo prematuro che forse avrebbe messo a rischio il resto - che tuttavia non ha compattato il vertice della Chiesa, che su questo tema e' stato spaccato tra conservatori e innovatori. Il testo non prende impegni e salva la dottrina della Chiesa che sancisce la indissolubilita' del matrimonio: questo ha permesso il voto anche a chi era contrario, ma permettera' anche al Papa di affrontare il tema. Insomma, una soluzione che ricompatta la Chiesa e segna un punto forte per chi voleva dare una nuova prospettiva. A partire dal Papa.

I passaggi chiave sono nell'articolo 84 e 85: “I battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni occasione di scandalo. La logica dell'integrazione è la chiave del loro accompagnamento pastorale, perché non soltanto sappiano che appartengono al Corpo di Cristo che è la Chiesa, ma ne possano avere una gioiosa e feconda esperienza. Sono battezzati, sono fratelli e sorelle, lo Spirito Santo riversa in loro doni e carismi per il bene di tutti.

La loro partecipazione può esprimersi in diversi servizi ecclesiali: occorre però discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate in ambito liturgico, pastorale, educativo e istituzionale possano essere superate. Essi non solo non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa, sentendola come una madre che li accoglie sempre, si prende cura di loro con affetto e li incoraggia nel cammino della vita e del Vangelo. Quest'integrazione è necessaria pure per la cura e l'educazione cristiana dei loro figli, che debbono essere considerati i più importanti. Per la comunità cristiana, prendersi cura di queste persone non è un indebolimento della propria fede e della testimonianza circa l'indissolubilità matrimoniale: anzi, la Chiesa esprime proprio in questa cura la sua carità”.

L'articolo decisivo (passato per un voto), con 80 contrari
Saranno coinvolti i sacerdoti, che si muoveranno su indicazioni dei vescovi. “È quindi compito dei presbiteri accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento secondo l'insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del vescovo. In questo processo sarà utile fare un esame di coscienza, tramite momenti di riflessione e di pentimento. I divorziati risposati dovrebbero chiedersi come si sono comportati verso i loro figli quando l'unione coniugale è entrata in crisi; se ci sono stati tentativi di riconciliazione; come è la situazione del partner abbandonato; quali conseguenze ha la nuova relazione sul resto della famiglia e la comunità dei fedeli; quale esempio essa offre ai giovani che si devono preparare al matrimonio.

Una sincera riflessione può rafforzare la fiducia nella misericordia di Dio che non viene negata a nessuno. Inoltre, non si può negare che in alcune circostanze “l'imputabilità e la responsabilità di un'azione possono essere sminuite o annullate” a causa di diversi condizionamenti. Di conseguenza, il giudizio su una situazione oggettiva non deve portare a un giudizio sulla “imputabilità soggettiva” (Pontificio Consiglio per i testi legislativi, Dichiarazione del 24 giugno 2000, 2a). In determinate circostanze le persone trovano grandi difficoltà ad agire in modo diverso. Perciò, pur sostenendo una norma generale, è necessario riconoscere che la responsabilità rispetto a determinate azioni o decisioni non è la medesima in tutti i casi. Il discernimento pastorale, pure tenendo conto della coscienza rettamente formata delle persone, deve farsi carico di queste situazioni. Anche le conseguenze degli atti compiuti non sono necessariamente le stesse in tutti i casi”.

La parola-chiave: discernimento
Sara' quindi un percorso caso per caso, di grande approfondimento personale. “Il percorso di accompagnamento e discernimento orienta questi fedeli alla presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio. Il colloquio con il sacerdote, in foro interno, concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere. Dato che nella stessa legge non c'è gradualità, questo discernimento non potrà mai prescindere dalle esigenze di verità e di carità del Vangelo proposte dalla Chiesa. Perché questo avvenga, vanno garantite le necessarie condizioni di umiltà, riservatezza, amore alla Chiesa e al suo insegnamento, nella ricerca sincera della volontà di Dio e nel desiderio di giungere ad una risposta più perfetta ad essa”.

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