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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2014 alle ore 08:14.
L'ultima modifica è del 27 luglio 2014 alle ore 13:49.

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Mandare parole nell'aria… Ma sì, siamo passati dal parlare ai muri alle parole al vento, perché no? Lacan e Recalcati mi perdoneranno. Sanno bene che, in fondo, è di metafora in metafora che si aggiunge senso al mondo. Noi insegnanti spargiamo voci al vento, proprio come il contadino che, nel suo gesto antico, largo, ritmico, ripetuto all'infinito, spargeva i semi camminando tra le zolle. Ma non andava poi, lui, a verificare (verificare!) se e quanto i semi si fossero impiantati nella terra. Aveva fiducia, in sé e nel terreno. Soprattutto dava un'enorme fiducia alla terra, alla sua misteriosa capacità di incamerare e nascondere.
La terra deve nascondere, per far crescere. Se no la pioggia, il vento, gli uccelli, rovineranno e ruberanno i semi.
Credo che anche un ragazzo debba nascondere quel che sta crescendo in lui, nella sua mente, nel suo cuore. Solo così si proteggerà dagli agenti esterni e si permetterà davvero di crescere. Noi contadini-maestri siamo necessariamente esclusi. Lui si protegge anche da noi, che pure lo abbiamo nutrito, inseminato. Lui deve escluderci. Forse, deve anche tradirci. O almeno ignorarci. Il suo lavoro è lungo, e interiore. È una lenta, progressiva, inconscia e indiretta assimilazione.
Per questo noi dovremmo smettere di fare queste nostre immediate e continue verifiche, a scuola. E dovremmo tranquillamente parlare ai muri: perché quello che sembra un muro magari non lo è, sta solo immettendo e assimilando. Lasciamolo in pace, questo benedetto muro, non andiamo tutti i giorni a verificare cosa sta facendo o non facendo, a quanto è salito o sceso il livello di assorbimento.
Diamo più fiducia ai muri. Soprattutto parliamo loro molto, il più possibile.

* * *
Gli scrittori e le star
Oggi gli scrittori sono diventati star.
Quando esce un libro arrivano i fotografi a fare il servizio fotografico, si scatena una campagna pubblicitaria sui giornali e sul web, e lo scrittore parte per il tour: incontri, presentazioni, dibattiti, dove vedrà i suoi fan e firmerà un mare (più o meno esteso, a seconda dello scrittore…) di copie.
Una star.
C'è qualcosa che stona, secondo me. Qualcosa non mi pare consono, tra star e scrittore. Stride. C'è come un rumore stridente, che disturba l'udito.
Temo ci sia di mezzo una mia idea precisa di scrittore, di che cosa sia uno scrittore. Un'idea forse sbagliata, non lo so, ma radicata e pervicace, che non mi va via e che, come tutte le idee un po' ossessive e leggermente precostituite, ha una sua imperdonabile rigidezza: l'idea che lo scrittore sia un essere appartato e schivo, e che quindi non ami (non debba amare!) farsi vedere in giro, meno che mai esibirsi e mostrarsi su palcoscenici luminescenti e affollati.

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