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Questo articolo è stato pubblicato il 21 febbraio 2012 alle ore 07:00.

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Più di 36mila nuovi posti di lavoro nel giro di un anno, per un totale di 471.500 addetti diretti o nell'indotto. Il comparto energetico italiano continua a creare occupazione, trainato in primo luogo dallo sviluppo delle rinnovabili. Ma la crisi economica internazionale, la conseguente riduzione dei consumi energetici e le tensioni geopolitiche in Nordafrica hanno lasciato il segno sull'industria tradizionale.

Tra il 2010 e il 2011, infatti, le aziende attive nel campo della raffinazione del petrolio, della distribuzione di petrolio e gas, della filiera del carbone e della produzione di energia elettrica tradizionale hanno perso addetti, per un saldo complessivamente negativo per ben 10.500 addetti. Relativamente migliore l'andamento nel settore della produzione di gas e petrolio, passato da 59mila a 60mila addetti nel corso di un anno, in crescita di 1.000 unità.

Il comparto dell'energia elettrica da fonti rinnovabili, viceversa, è riuscito a creare 45mila nuovi posti di lavoro. Oggi le fonti alternative danno lavoro, direttamente o indirettamente, a 86mila professionisti, più che raddoppiati dai 41mila del 2010. È la quota più alta in assoluto dopo i 130mila occupati nel settore energetico tradizionale e rappresenta circa il 18% del totale dell'energy.

«L'energia è un settore che può creare occupazione», ha sottolineato il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, precisando che «ci saranno 1-2 milioni di occupati se sapremo sviluppare a fondo tutte le filiere e le opportunità dell'economia verde».

Stando a dati raccolti dall'Osservatorio Openjobmetis, i profili più ricercati in ambito energetico si dividono in due ambiti: in quello delle figure tecniche e specializzate, le aziende assumono prevalentemente installatori di impianti eolici e solari e tecnici delle biomasse. Tra i manager e i profili di più alto livello, invece, sono molto richiesti gli energy manager, i progettisti e designer di impianti e parchi eolici e solari e i direttori tecnici (soprattutto nell'ambito delle biomasse).

Il candidato più richiesto è un laureato (nel 41% dei casi), spesso con un corso di specializzazione o un master (38%). L'aumento della domanda va però a scontrarsi con la mancanza di figure adeguatamente preparate. Questo si traduce in una ricerca di personale che il 26% dei responsabili delle risorse umane ritiene difficoltosa. Tra le ricerche di professionisti del settore avviate nel 2011, il 14% è ancora aperto e il 35% ha richiesto 6 mesi per andare a buon fine.

Eduardo Salvia, managing partner Odgers Berndtson, la seconda società di cacciatori di teste europea, ha recentemente presentato uno studio sui green manager nella tavola rotonda proposta dal Master sulle Energie rinnovabili con focus sul project financing del Sole 24 Ore. Tra le figure più richieste, conferma Salvia, vi è senz'altro l'energy manager. «Questa figura professionale nasce negli anni '70 e si diffonde in particolare dopo la prima Guerra del Golfo, quando si comincia a capire che c'è bisogno di un responsabile in grado di insegnare alle persone come gestire l'energia e risolvere le situazioni di scarsezza in modo opportuno».

Oggi ci sono 2.650 energy manager in Italia; nelle piccole e medie imprese, il loro ruolo coincide spesso con quello di altre figure manageriali, come gli stessi amministratori delegati o i vice-presidenti della produzione. Ma nelle aziende più grandi gli energy manager sono figure a parte, con un ruolo trasversale a tutta l'organizzazione del business. Il loro stipendio va dagli 80mila ai 150mila euro lordi l'anno. «Nei prossimi anni – continua Salvia – gli energy manager dovranno sapersi districare tra diverse tipologie di fonti energetiche, accessibili, ma a costi differenti. Ma dovranno anche saper armonizzare lo scenario esterno e le esigenze dell'azienda, le necessità produttive e i vincoli nel controllo delle emissioni serra».

Sono molto richiesti anche gli energy procurement manager, figure specializzate nell'acquisto di energia per imprese dai consumi molto elevati. Il loro ruolo è di ottimizzazione delle spese aziendali e di contrattazione con i fornitori energetici; per questo, devono avere un'ottima conoscenza del mercato e competenze commerciali altamente sviluppate. In Italia la loro presenza supera il migliaio di unità, con uno stipendio di 80-120mila euro lordi l'anno.

Più junior, infine, gli energy planner: figure di raccordo tra gli energy manager e la produzione, mettono in atto la pianificazione energetica dell'azienda. Sul mercato se ne trovano circa 500 in attività, con 2-3 anni di esperienza alle spalle e un Ral di circa 40mila euro lordi l'anno.

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