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Questo articolo è stato pubblicato il 20 febbraio 2012 alle ore 14:03.

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Navigare a vista. Eppure l'Italia dell'energia, priva di rotta strategica e oppressa dai noti mali strutturali, da un elevato costo dei carburanti (aggravato dall'eccessivo peso fiscale, si veda la nuova ricerca Nomisma sul tema) e dalla cronica incapacità (o peggio, mancanza di volontà) di sfruttare il suo cospicuo patrimonio sotterraneo di petrolio e di gas, trova la sua parziale salvezza nel genio nostrano. Quello di tante ottime imprese che, oberate dagli extra costi dell'energia, costrette a pagare mediamente la corrente elettrica oltre il 25% in più rispetto ai loro competitori europei, producono i loro primati proprio in uno dei settori che più le opprimono. Il solare a concentrazione, solo per fare un esempio, ci vede leader nel mondo.
A confermare che il settore è all'avanguardia sono le storie delle aziende, selezionate dall'Osservatorio Nomisma Energia - Il Sole 24 Ore e raccontate in queste pagine (dalla 13 alla 17). Continuiamo a comprare pannelli fotovoltaici cinesi solo per risparmiare grazie alle loro pratiche di dumping, ma i nostri funzionano meglio e durano di più.
«Serve stabilità e prevedibilità delle regole» sintetizza per tutti Paolo Mutti, ad di Solsonica, una delle imprese di punta nei pannelli solari. Traguardare l'equilibrio a media e lunga scadenza tra oneri e incentivi, ricevere premi per la vera innovazione. «L'industria italiana dovrà concentrarsi su ciò che sa fare meglio, creando specializzazioni e rafforzandosi nella qualità, con una partecipazione più decisa delle università e del sistema bancario» incalza Mutti.
Cercasi politica energetica, ripetevamo su queste pagine del Sole 24 Ore lo scorso anno al governo Berlusconi. Cercasi politica energetica, a tutt'oggi. C'è la finanza pubblica da aggiustare, lo spread da domare. Ma guai a non considerare tra le priorità la costruzione di quel piano energetico nazionale che manca da oltre vent'anni. E sul quale suonano periodici campanelli d'allarme. Ultimo quello della crisi delle forniture di metano innescato dalla chiusura, fortunatamente temporanea, dei rubinetti russi.
Italia hub del gas per tutto il Mediterraneo, come molti esortano? Tutta la politica energetica va modulata in quella direzione. Ecco la valenza strategica della decisione, presa dal governo Monti, di spingere per la separazione della Snam, ovvero delle infrastrutture nevralgiche del gas italiano, da Eni.
O magari si sceglierà di percorrere un improbabile modello più autarchico, che punti sull'ancora più improbabile riesumazione del ritorno al nucleare, che per la verità potrebbe vederci tra i campioni nella ricerca sulle centrali di quarta generazione a cui è comunque affidato il futuro dell'energia. E intanto sapremo davvero percorrere quella strada parallela da tutti condivisa, ovvero un drastico impulso all'efficienza energetica e della poderosa industria che essa può creare?
Opzioni da valutare. Nel nuovo piano energetico nazionale che il vecchio governo aveva promesso di mettere su entro la fine dello scorso anno senza predisporre nulla per rispetto della scadenza. Per stemperare appena un po' l'urgenza il governo in carica potrebbe alzare il sipario sulla rotta da dare nei prossimi anni al sistema di incentivi per le energie rinnovabili, che dovrebbe finalmente estendere una disciplina completa e coerente a tutte le rinnovabili e non solo al fotovoltaico.

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