Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 22 febbraio 2012 alle ore 07:01.

Sull'economia toscana si addensano ancora nubi. La crescita del Pil lo scorso anno si è attestata tra lo 0,5% (stime Prometeia) e lo 0,6%: una performance modesta, in linea con la "ripresina" del 2010 (+0,6%), che aveva invertito la rotta del biennio di crisi 2008-2009.

Quello che si è consumato ha tutta l'aria di un rimbalzo, trainato soprattutto dall'export, vista la debolezza della domanda interna. Il ritorno al bel tempo stabile si allontana e l'ottimismo lascia spazio ai timori. Le previsioni per il 2012 infatti indicano un Pil negativo: -1,8% la stima Irpet e -0,5% quella di Unioncamere. L'Irpet ha rivisto recentemente le indicazioni sull'economia del Granducato alla luce delle prospettive dell'Italia, che registrano per l'anno in corso un rischio contrazione della ricchezza prodotta del 2 per cento.

Secondo poi il rapporto Unioncamere, realizzato sulla base di uno studio Prometeia, in Toscana nel 2012 potrebbero pagar maggior pegno alla crisi le voci relative ai consumi delle famiglie e agli investimenti fissi lordi. Per i primi si prevede una contrazione del 50% maggiore rispetto alla media nazionale (-0,3%), mentre per i secondi si ipotizza un decremento di poco superiore a quello medio (-0,7%).

Gli scenari del Pil toscano rispecchiano il trend della produzione industriale, che dopo un avvio brillante nel 2011 ha perso progressivamente terreno. Nel terzo trimestre l'incremento è stato appena del +2,1% (dopo il +3,6% del periodo aprile-giugno e il +3,7% dei primi tre mesi dell'anno), il risultato più modesto da quanto – a inizio 2010 – i livelli produttivi hanno ripreso a crescere. La frenata produttiva sembra rispondere all'indebolimento generalizzato dei principali indicatori. Segnali poco incoraggianti sono arrivati anche dal lato degli ordinativi, che nel complesso crescono dell'1% appena, condizionati dal rallentamento della domanda internazionale che comunque resta positiva (+6%). Tra i risultati maggiormente positivi c'è quello occupazionale: si rafforza il recupero che raggiunge complessivamente il +1,0% dopo il +0,7% del periodo aprile-giugno.

Secondo Pierfrancesco Pacini, presidente di Confindustria Toscana e di Unioncamere Toscana, «il 2012 sarà un anno complicato, sia per le difficoltà dell'economia italiana, sia per le ripercussioni negative legate alle turbolenze internazionali sui versanti monetario e della finanza. Particolarmente significativa, in questo contesto – aggiunge – è la riduzione del portafoglio ordini delle imprese che, insieme alla stagnazione del mercato domestico, mette a rischio la tenuta dei fatturati e dei margini».

In una fase di difficoltà, come quella attuale, gli spazi di manovra per gli imprenditori si riducono. Sono sette i settori manifatturieri contrassegnati da andamenti produttivi negativi nell'ultima rilevazione del 2011 (terzo trimestre). Si tratta del comparto tessile che – dopo un secondo trimestre positivo (+4,9%) – ha ceduto dell'1,5%; del legno e mobili che ha confermato il -4,8% del precedente trimestre; dei metalli che hanno lasciato sul campo un ulteriore 2,6%; e, infine, dei mezzi di trasporto (-3,2%).

Presentano invece segnali positivi le altre specializzazioni del sistema moda, con l'abbigliamento in crescita del 7,4%; le calzature che consolidano la ripresa già avviata nei precedenti trimestri (+13,5%); e il comparto pelli e cuoio che, seppure in leggero rallentamento, continua a muoversi in terreno positivo (+5,5% dopo il precedente +16,3%). «Mai come in questo momento – sottolinea il presidente di Confindustria e di Unioncamere Toscana – per il comparto manifatturiero sarebbe importante disporre di nuovi incentivi agli investimenti e di sostegno al credito bancario». Le imprese faticano a trovare finanziamenti. E questo problema (analogo in tutte le regioni) rischia di penalizzare proprio i più virtuosi.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.