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Questo articolo è stato pubblicato il 28 febbraio 2012 alle ore 07:00.

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La rivoluzione passa dal digitaleLa rivoluzione passa dal digitale

La Camp, nota agli alpinisti di tutto il mondo per zaini, ramponi e moschettoni, rimane arroccata nel luogo in cui è nata, a Premana, in alta Valsassina, sopra a Lecco. Negli ultimi anni l'azienda ha continuato a investire nel suo laboratorio di ricerca e sviluppo, a 1000 metri d'altezza, perché sa che, se abbandonasse le sue montagne, sarebbe un po' come rimanere senza ossigeno. Lo può fare grazie ai legami con la sede di Lecco del Politecnico. E grazie a internet che la collega con il resto del mondo. Oggi la rete arriva all'imbocco della valle, poi viene portata alle singole aziende via satellite tramite un consorzio locale, una connessione a 25 Mbps, quanto basta a malapena. Adesso si attende come manna la potenza della fibra ottica, promessa per quest'anno. Perché l'Agenda digitale è anche questo, una infrastruttura in grado di portare l'internet ad alta velocità in tutto il Paese, anche nelle zone più remote, trasformandosi in vantaggio competitivo per le aziende e in volano di creatività e di idee per tutti.
Non è un mistero che l'Europa su questo fronte si trovi a dover rincorrere America e Asia. E tra i partner europei di certo l'Italia non brilla per eccellenza digitale, figurando in coda a molte classifiche, dalla copertura in banda larga alla penetrazione di internet, dall'ecommerce all'alfabetizzazione. Eppure il nostro è il Paese a più alta diffusione di cellulari e alla mobilità si sta guardando come la prossima frontiera dei servizi online. Ed è all'avanguardia nell'Lte, la tecnologia candidata a diventare il 4G. Insomma, non tutto è perduto. Anzi. Ma bisogna agire in fretta, con azioni mirate.
È questa la prospettiva indicata dall'Agenda digitale europea e adesso entrata finalmente nel programma del Governo, che si è dato quattro mesi per stilare un piano d'azione. Anche l'Italia quindi punta su internet e sulla tecnologia come volano e fulcro della ripartenza. I modelli non mancano.
A livello globale la internet economy è stimata di 10.000 miliardi di dollari; negli Usa Obama ha nominato, appena insediato alla Casa Bianca un 'chief information officer' per coordinare la strategia digitale, inseguendo i modelli di Giappone e Corea. Ma anche l'Europa non è stata da meno. In Gran Bretagna la digital economy vale il 7% del Pil, mentre Berlino nel suo piano 'Digital Deutschland' stima che la banda ultralarga genererà un milione di posti di lavoro. La Francia ha alzato a 4,5 miliardi di euro la sua puntata sull'infrastuttura di rete e la Spagna, pur nel pieno della crisi, si è data un obiettivo di arrivare a 150 brevetti l'anno per milione di abitanti, investendo in innovazione il 4% del Pil.
Proprio per coordinare gli sforzi dei singoli Paesi nell'innovazione digitale e per non disperdere le energie, Neelie Kroes l'anno scorso ha messo a punto un'Agenda digitale che mette nero su bianco gli impegni ‐ cento azioni divise in otto aree ‐ per guidare l'Europa verso «una crescita intelligente, sostenibile, inclusiva». A partire dalle carenze infrastrutturali: l'80% del mercato europeo è legato a connessioni con velocità inferiori a 10 Mbps. A fianco Bruxelles punta sull'unificazione del mercato unico digitale, per evitare una frammentazione eccessiva e dispendiosa in primo luogo per le aziende, e sulla standardizzazione, in modo da garantire l'interoperabilità completa, vale a dire che tutti i prodotti e i servizi possano funzionare in tutti i Paesi.
Il piano d'azione mira a consolidare la fiducia dei cittadini nell'uso della rete, senza la quale qualsiasi intervento strutturale sarebbe inutile, mediante il coordinamento delle attività per migliorare la sicurezza e contrastare il crimine informatico. Come altrettanto necessaria è l'alfabetizzazione e l'inclusione digitale di tutte le fasce, soprattutto i più anziani e i disabili, che potrebbero invece trovare un supporto nella tecnologia. La formazione della nuova cultura digitale non può prescindere dall'integrazione dei vari rivoli di ricerca e sviluppo nelle Tlc, uno dei comparti che potrà fornire maggior apporto nella creazione di lavoro.
Con una sfida sottostante all'Agenda digitale che è quella di una tecnologia ormai pervasiva, che ‐ la si etichetti come internet delle cose o come smart cities ‐ entra in ogni aspetto della vita quotidiana e che può fornire occasioni di risparmio e di semplificazione per le aziende e i cittadini. Cento azioni per un'Agenda, che fa breccia anche in Italia.

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